Politica

Milano, Sala: “Salvini? Non lascio città a sua ninna nanna irrealistica. Governo M5s-Lega? Nato da un errore del Pd”

A Salvini non lascio assolutamente la poltrona. Lui propone solo una ninna nanna irrealistica. Fa bene a mettere gli occhi su Milano perché è tanta roba in questo momento storico e obiettivamente ha un’immagine positiva. Ma io non farò un passo indietro“. Così, a 24 Mattino (Radio24), il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si pronuncia sulle attenzioni del ministro dell’Interno e leader della Lega, Matteo Salvini, in vista della futura campagna elettorale per il prossimo sindaco di Milano.

E spiega: “Da Salvini, che conosco da tanti anni, mi divide profondissimamente proprio l’idea di società: io sono per una società aperta che fa fatica nell’integrare, che si prende i suoi rischi ma dalla valorizzazione delle differenze tira fuori un modello vincente. Salvini propone una ninna nanna collettiva e dice: ‘Vi metto sicuri ma stiamo belli chiusi e autarchici’. I milanesi devono veramente riflettere se continuare a fare fatica e a promuovere un modello aperto o se hanno nostalgia di una città chiusa, forse falsamente protetta e che parla a se stessa: è una differenza politica profondissima. La parola ai milanesi”.

Sala si esprime anche sulla norma che trasferisce allo Stato il debito arretrato del Comune di Roma: “E’ una scelta discutibilissima, non vedo alcuna ragione. Nessuno ha regalato niente a Milano. Noi siamo quel che siamo grazie allo sforzo che abbiamo fatto e all’impegno negli anni. Onestamente io non vedo a Roma grandi manifestazioni o grandi segni di volontà di cambiare e non lo dico tanto per la sindaca Raggi, che ha ereditato una situazione difficile. Tuttavia, il Comune di Roma dovrebbe prima dimostrare di voler cambiare e poi si aiuta. Questo atteggiamento è proprio il contrario dell’idea di merito”.

Il sindaco di Milano, poi, si addentra nell’analisi della situazione del Pd: “Aiutare Zingaretti nella campagna elettorale per le Europee? Sì, ma prima aiuterò un mio assessore, Pierfrancesco Majorino, che si è comportato molto correttamente con me e che ha lavorato molto bene. Darò una mano anche a qualche altro amico che è in campagna elettorale, ad esempio Chiamparino e Nardella. Aiuterò cercando di supportare l’idea che si può governare da sinistra in questo momento difficile e portando avanti il modello Milano. Dopodiché, ci tengo a ribadire la mia vicinanza al Pd, ma anche il mio non sentirmene parte. Come tutti sanno – continua – non ho la tessera del partito. Vedo la segreteria di Zingaretti coi migliori auspici ma so che il Pd da solo non è autosufficiente. Non sono d’accordo con Angelo Panebianco, che pur stimo moltissimo e che auspica la nascita di un partito di centro. Il posizionamento al centro ha un significato limitato, io credo che ci sia uno spazio nel grande alveo del centrosinistra, che prescinde da questo continuo giudizio orizzontale. La maggior parte della gente, soprattutto i ragazzi, non ragiona più così”.
E aggiunge: “Serve una forza diversa a sinistra al fianco del Pd, ma starei molto attento a collocarla al centro. Un nuovo partito al centro è qualcosa di superato, che non funziona: da come vedo io le cose, bisogna trovare un modo per parlare ai più, che è un po’ un problema del Pd, che parla tanto ai suoi, al suo recinto elettorale”.

Dura critica finale ai dem: “Il vero problema è che questo sistema proporzionale non è adatto a quello che oggi è un po’ la sinistra, e in particolare il Pd. E’ un paradosso che abbiamo voluto soprattutto noi. Questo sistema premia i partiti un po’ più spregiudicati. Da tanto tempo, subendo anche molte critiche da alcune parti del Pd, dico che abbiamo commesso un errore a salire immediatamente sull’Aventino quando c’era da formare il governo e e lasciare spazio a questo esecutivo. Questo governo ha una formulazione un po’ nazional-socialista e uso questo appellativo con riferimenti molto parziali. Cioè – conclude – mette insieme una forza nazionale-sovranista e un’altra che non è socialista, ma che si atteggia a un certo modo di pensare. E le ultime parole di Di Maio lo confermano pienamente, quando dice no alla flat tax perché agevola i ricchi. E’, appunto, un’alleanza micidiale e spregiudicatissima, perché non c’è una cosa su cui vanno d’accordo. Ma lo abbiamo voluto noi facendo un errore“.