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Codice rosso, ok all’unanimità a reato di revenge porn. Passo indietro Lega su castrazione: “Priorità è governo compatto”

L'Aula ha approvato con 461 voti a favore e nessun contrario. L’esito è stato accolto da un applauso, con i deputati Fi e Pd tutti in piedi a battere le mani. Il Carroccio ha accettato di mediare con i 5 stelle e ha rinunciato a una delle sue proposte. La ministra Bongiorno: "Non era condiviso con M5s e noi abbiamo una priorità. Ovvero mandare avanti compatto questo governo"

La Camera ha approvato all’unanimità l’emendamento sul revenge porn, presentato dalla relatrice Stefania Ascari (M5s) al ddl Codice rosso sulla violenza contro le donne. Il via libera con 461 voti a favore è stato accolto dagli applausi dell’Aula e i deputati Fi e Pd si sono alzati in piedi.

Dopo le tensioni della scorsa settimana dunque, con le parlamentari dell’opposizione arrivate addirittura a occupare i banchi del governo, oggi la maggioranza ha trovato un’intesa capace di mettere tutti d’accordo: d’ora in poi chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e una multa da 5000 a 15000 euro. Il capo politico M5s Luigi Di Maio ha rilanciato: “Ora si voti la legge”, ha scritto su Twitter. “Lo dobbiamo alle vittime e alle loro famiglie”. Nel merito è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte con un post su Facebook: “Bella testimonianza da parte di una nostra fondamentale Istituzione”, ha scritto.

“Sono sempre particolarmente soddisfatto quando dal confronto fra posizioni diverse viene fuori una convergenza che poi si riflette in atti votati all’unanimità. Ed è quanto accaduto poco fa in Aula con il voto unanime dell’assemblea sull’emendamento della commissione Giustizia sul revenge porn”. Lo scrive su Facebook il presidente della Camera, Roberto Fico. “Quando la Camera è in grado di dare risposte di questo tipo -aggiunge- è un segnale molto positivo. Perché significa che tra le forze politiche prevalgono gli obiettivi comuni e che il dibattito parlamentare è vivo e riesce ad assolvere alla sua funzione di trovare la sintesi, anche su temi sensibili e delicati”.

Passo indietro invece della Lega che ha deciso di ritirare a sorpresa l’emendamento sulla castrazione chimica per gli stupratori. In un primo momento si era ipotizzato uno scontro tra i due soci di governo, con nessuna della parti disposta a mediare. Quindi la ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno ha annunciato il ritiro del testo: “Siamo consapevoli che questo emendamento, in questa fase, non è condiviso dai Cinque stelle. Abbiamo, quindi, deciso di ritirarlo. Ora, infatti, abbiamo una priorità: quella di mandare avanti compatto questo governo”. Si tratta di un segnale molto significativo in giorni in cui la tensione tra Lega e M5s è molto alta.

Revenge porn, il via libera all’unanimità e l’intesa maggioranza-opposizioni
L’emendamento della commissione al disegno di legge sul codice rosso è stato approvato con 461 voti a favore e nessun contrario. L’esito del voto è stato accolto da un applauso, con i deputati Fi e Pd tutti in piedi a battere le mani.

Il testo approvato prevede che chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5000 a 15000 euro. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento. La pena è aumentata se i fatti sono commessi del coniuge, anche separato o divorziato, o da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

La pena viene poi aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza. Il delitto viene punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela e di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. “E’ una vittoria delle opposizioni”, ha esultato Laura Boldrini, mentre Federica Zanella di Fi ha s il testo riprende quello a sua firma “aggiungendo il reato di divulgazione e l’aumento di pena per le condotte realizzate ai danni di disabili”.

La settimana scorsa in Aula c’era stato uno scontro molto forte tra maggioranza e opposizioni proprio sulla richiesta di modifica in merito alla diffusione non autorizzata in rete di fotografie e video intimi a fine denigratorio. Lega e M5s avevano votato contro la proposta di Laura Boldrini (Leu) e Fi dicendo che in contemporanea avrebbero discusso un disegno di legge ad hoc. E proprio i 5 stelle, mentre alla Camera Fi occupava i banchi, al Senato stava presentando il suo ddl in conferenza stampa. Poco dopo però Luigi Di Maio era intervenuto dagli Usa per dire che i 5 stelle erano disponibili a votare la modifica. Oggi i primi tentativi di mediazione.

Tensione sull’emendamento per la castrazione. Poi la Lega lo ritira: “Serve ddl”
Dopo che in un primo momento si era ipotizzato uno scontro tra i soci di governo, con i 5 stelle non disposti a votare insieme al Carroccio, è stata la Lega a scegliere di ritirare l’emendamento. La posizione ufficiale è che si valuti di ripresentare un disegno di legge apposta. La ministra Giulia Bongiorno, a margine dei lavori della Camera, ha precisato: “Riteniamo che una norma sulla cosiddetta castrazione chimica per i colpevoli di violenza sessuale sia utile, per questo farà parte di un nuovo ddl che presenteremo alla Camera. Si tratterà di un trattamento farmacologico, volontario, reversibile, come già previsto in altri Paesi”.

Opposizioni contro i 5 stelle: “Hanno detto che eravamo noi a bloccare il ddl sul Codice rosso”
Polemica in Aula durante il dibattito sul ddl: le opposizioni hanno attaccato i 5 stelle dicendo di aver scritto sui social network che erano stati loro a bloccare il disegno di legge sul Codice rosso e di aver provocato così una lunga serie di insulti in rete che non sono mai stati cancellati. In Aula i deputati M5s Maria Edera Spadoni e Davide Zanichelli hanno preso le distanze dagli insulti, ma per i colleghi di Fi e Pd non è “sufficiente”. Anche per questo la presidente dei deputati di Forza Italia Mariastella Gelmini ha inviato una lettera al presidente della Camera Roberto Fico e ha chiesto di “stigmatizzare la rappresentazione falsata dei fatti che viene data sui profili ufficiali social del Movimento 5 stelle in merito a quanto avvenuto la scorsa settimana nell’Aula della Camera, nel corso dell’esame del provvedimento Codice rosso”. “Si racconta – prosegue la missiva – di un’opposizione che ‘festeggia’ perché sta bloccando la legge contro la violenza su donne e minori”. Secondo la capogruppo di Fi, “è evidente come si tratti di una narrazione non veritiera e assolutamente distorta, anche alla luce del fatto che lo stesso leader del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio, poche ore dopo, ha corretto la posizione della maggioranza annunciando un voto favorevole sull’emendamento a prima firma Zanella” sul revenge porn. Da qui, ha chiuso Gelmini, accuse e insulti alle deputate dell’opposizione, “davanti ai quali ci si aspetterebbe una presa di distanza da parte dei vertici del Movimento 5 Stelle”.