Diritti

Giornata internazionale contro le discriminazioni, tre studenti su cinque vittime di insulti, violenze o minacce

È quanto emerge da un sondaggio realizzato da SottoSopra, il Movimento Giovani per Save the Children con il sostegno dell’Invalsi, che rientra nell’ambito della campagna ‘UP-prezzami’ contro gli stereotipi. Un’indagine per la quale sono stati intervistati più di duemila studenti e studentesse di scuole secondarie di secondo grado in tutta Italia

Vittime di discriminazione, violenze o minacce, oppure presi in giro e isolati dai loro coetanei o ancora messi al centro di voci negative sul loro conto. È accaduto e accade ogni giorno a più di tre studenti su cinque. Soprattutto a scuola, quasi nove su dieci hanno visto con i propri occhi comportamenti discriminatori nei confronti dei loro compagni. È quanto emerge da un sondaggio realizzato da SottoSopra, il Movimento Giovani per Save the Children con il sostegno dell’Invalsi, che rientra nell’ambito della campagna ‘UP-prezzami’ contro gli stereotipi. Un’indagine per la quale sono stati intervistati più di duemila studenti e studentesse di scuole secondarie di secondo grado in tutta Italia e diffusa alla vigilia della Giornata internazionale contro le discriminazioni.

LA CAMPAGNA – “Immagine simbolo della campagna – spiega l’organizzazione – è un codice a barre che rappresenta le etichette con le quali si giudicano gli altri in modo superficiale, limitandosi al loro aspetto esteriore, accompagnato dallo slogan ‘Non fermarti all’etichetta’”. Un simbolo che tutti sono chiamati a condividere sui social utilizzando l’hashtag #UPprezzami. Un messaggio veicolato anche da un video realizzato proprio dai ragazzi di SottoSopra. Sono quattrocento i giovanissimi tra i 14 e i 22 anni coinvolti nel movimento giovanile dell’organizzazione e impegnati in azioni di sensibilizzazione e cittadinanza attiva in 15 città italiane.

I RISULTATI DELL’INDAGINE – Il 61% degli studenti intervistati ha subìto direttamente situazioni di discriminazione dai propri coetanei. Tra questi, il 19% ha dichiarato di essere stato emarginato ed escluso dal gruppo, il 17% è stato oggetto di voci negative messe in giro sul proprio conto, il 16% è stato deriso e uno su dieci ha subìto furti, minacce o pestaggi. Tra chi ha subito discriminazioni, il 32% ha scelto di rivolgersi ai genitori, un altro 32% ha preferito parlarne agli amici, mentre un significativo 31% non si è rivolto a nessuno. È significativo il fatto che solo un intervistato su venti abbia scelto di rivolgersi agli insegnanti. “Un dato che assume ancora più peso – sottolinea l’organizzazione – se pensiamo che proprio la scuola si configura, secondo i risultati dell’indagine, come il luogo principale (45% dei casi) dove gli studenti assistono a discriminazioni nei confronti dei loro compagni di pari età, seguita dal contesto della strada (30%) e dai social (21%)”.

LE PRINCIPALI “ETICHETTE” – All’origine delle discriminazioni ci sono soprattutto le etichette e gli stereotipi che a questi ragazzi vengono affibbiati. Tra gli studenti che hanno dichiarato di essere stati testimoni di un comportamento discriminatorio verso un loro coetaneo – quasi il 90% degli intervistati – il 16% ha detto che la vittima era stata presa di mira perché omosessuale o giudicata grassa e, in più di un caso su dieci perché di genere femminile, mentre nel 9% dei casi si è trattato di una discriminazione dovuta al colore della pelle, nell’8,5% a una condizione di povertà economica e nel 7% perché la vittima era disabile. Secondo i ragazzi alcune categorie di persone hanno maggiori probabilità di essere discriminate proprio a causa di queste etichette. Per l’88% degli studenti a rischiare di più sono le persone omosessuali, seguite da persone di origine rom e persone grasse (entrambi all’85%), persone di colore (82%), di religione islamica (76%), poveri (71%), persone con disabilità (67%), arabi (67%), asiatici ed ebrei (53% per entrambi).

SE SI SMINUISCE LA VIOLENZA – Dall’indagine, infine, emerge un altro aspetto, legato alla difficoltà di combattere gli stereotipi “proprio perché sono difficili da stanare e perché, alle volte, si tende a giustificare o sminuire le proprie azioni o quelle commesse da altri”. Quasi il 13% dei ragazzi intervistati, infatti, ha risposto che “picchiare i compagni di classe odiosi significa solo dargli una lezione”, quasi uno su cinque pensa che “ai ragazzi non importa essere presi in giro perché è un segno di interesse” mentre quasi uno su tre ritiene “giusto maltrattare qualcuno che si è comportato come un verme”. “La discriminazione esiste ed è pericolosa, fa male a tutti, a chi discrimina e a chi è discriminato” scrivono i giovani di SottoSopra nel manifesto della campagna UP-prezzami. E aggiungono: “È terribile come ne siamo assuefatti, non la vediamo e se la vediamo, la giustifichiamo”. Per questo chiediamo l’aiuto del mondo della scuola “perché è lì che, per la metà dei ragazzi intervistati, si consuma la discriminazione”.