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Rupert Everett su Papa Francesco: “Non mi fido di lui. Preferivo il predecessore almeno era autentico. La chiesa? Un’istituzione che detesto”

L'attore sarà il protagonista de "Il Nome della Rosa", fiction evento in onda su Rai1 lunedì 4 marzo

Provo piacere a mostrare il lato oscuro di un’istituzione che detesto“, ha dichiarato Rupert Everett a Vanity Fair parlando della Chiesa. Il protagonista de “Il Nome della Rosa“, fiction evento in onda su Rai1 lunedì 4 marzo, ha espresso tutti sui dubbi verso l’istituzione ecclesiastica con dichiarazioni al vetriolo anche verso Bergoglio: “Prima vorrei sapere che cosa Papa Francesco ha fatto da giovane in Argentina, all’epoca dei desaparecidos. Non mi fido di lui: fa tanti bei proclami e poi li disattende. Mi sbaglierò ma, secondo me, è un uomo di marketing.”

“Quasi preferivo il precedente. Al tempo lo detestavo per il suo conservatorismo. Ma almeno era autentico. E’ un po’ quello che provo nei confronti del presidente degli Stati Uniti: ora che c’è Trump rimpiango Bush. Immagino che anche voi italiani proviate la stessa nostalgia per Berlusconi, adesso che governa Salvini“, ha aggiunto nel corso della chiacchierata con il settimanale diretto da Simone Marchetti. L’attore britannico, che vestirà i panni del cattivissimo Bernardo Gui, ha poi continuato raccontando un aneddoto legato alla sua infanzia: “E’ la mia crociata contro la cultura dentro cui sono cresciuto: a 7 anni i miei genitori mi hanno spedito ad Ampleforth, austero monastero benedettino. E, in generale, contro la Chiesa cattolica che, nel Medioevo, era più terribile dell’Isis e che, tutt’oggi, mi vedrebbe volentieri all’inferno per il solo fatto di essere gay“.

Everett si è detto non stupito dello scandalo degli abusi sessuali e nemmeno dal libro-inchiesta Sodoma che descrive il Vaticano come la più popolosa comunità omosessuale al mondo: “Non ho dubbi che lo sia, con orge e prostituzione annesse.” Per poi soffermarsi sulla ricchezza della casta sacerdotale: “Quando passo da Roma, ceno in un ristorante molto frequentato dal clero. Preti e seminaristi ordinano menu da cinque portate: mangiano, bevono, spendono, spandono. Farebbero meglio a seguire l’esempio di Gesù, donare tutto in beneficenza e vivere in povertà“, ha concluso. Come avranno reagito a queste dichiarazioni i vertici Rai rilasciate durante la promozione della serie tv?