Cronaca

Trento, donna italo-congolese aggredita dalla vicina a calci e pugni. Le aveva detto: “Negretta, torna nel tuo Paese”

Josephine Tomasi, 54 anni, papà trentino e mamma congolese, è stata aggredita nel garage: "Mi ha detto parolacce e insulti razzisti, poi mi ha preso il cellulare e mi ha colpito", ha racconto al quotidiano locale Trentino. La vicina l'aveva già insultata per aver usato l'ascensore di notte

L’ha raggiunta nel garage della sua casa a Covelo, vicino Trento, aggredendola verbalmente “con parolacce e insulti razzisti“, poi le ha strappato di mano il cellulare e l’ha seguita dentro caso, colpendola con calci e pugni. A denunciare l’episodio ai carabinieri è Josephine Tomasi, 54 anni, papà trentino e mamma congolese. Ad aggredirla è stata una vicina di casa con la quale aveva già avuto problemi qualche mese fa perché aveva usato l’ascensore di notte. “Negretta, tornatene nel tuo Paese. Non rispetti le regole”, le aveva detto la vicina.

Josphine Tomasi ha raccontato quanto successo al quotidiano locale Trentino. La donna è molto conosciuta a Trento, perché lavora come impiegata in Comune ed è molto attiva nel volontariato. Nata in Congo, è tornata in Trentino negli anni Novanta. La donna spiega di essere rientrata a casa giovedì, dopo un periodo trascorso come ospite del fratello, proprio dopo avere avuto dei problemi con la stessa vicina, prima di Natale. Era accaduto quando la figlia e le due nipoti di Josephine Tomasi erano venute a trovarla dall’Olanda, dove vivono. “Appena arrivata al mio piano mi sono ritrovata davanti questa donna che mi insultava perché avevo usato l’ascensore di notte. ‘Negretta, tornatene nel tuo paese. Non rispetti le regole'”, mi aveva detto. Da qui la decisione di chiedere ospitalità al fratello: “Perché non volevo che le mie nipotine stessero nella stessa casa di quella donna”, ha raccontato al Trentino.

Poi l’aggressione verbale e fisica, avvenuta giovedì, che le ha procurato qualche giorno di prognosi, riferiscono i carabinieri. “Mi ha subito aggredito in garage, anche stavolta dicendomi parolacce e insulti razzisti – ha raccontato sempre al quotidiano locale – Mi ha strappato di mano il telefono e mi ha seguito dentro casa, prendendomi a calci e pugni. È stato terribile”. Per fermare la vicina sono dovuti intervenire i militari dell’Arma.