Cronaca

Napoli, bambini usati per nascondere e consegnare la cocaina ai clienti: 12 arresti

L'associazione si avvaleva della collaborazione di vari familiari di una coppia, al punto tale da poter essere considerata come una impresa “familiare”, dove ciascun componente forniva il proprio contributo in base alle esigenze dell’associazione

Bambini usati per nascondere cocaina o per consegnarla ai clienti: è quanto scoperto dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata, che hanno arrestato 12 persone coinvolte a vario titolo in attività di traffico e spaccio di stupefacenti. A far scattare le indagini è stato l’omicidio di Mariano Bottari, avvenuto a Portici il 28 luglio 2014: dalle intercettazioni era emerso infatti il nome di un tale “Giovanni”, indicato in una conversazione intercettata a carico di un pregiudicato quale autore della tentata rapina poi sfociata nell’omicidio di Bottari. L’uomo è poi stato identificato in Giovanni Gravino di 39 anni, al momento dei fatti detenuto ai domiciliari. Indagando su di lui gli inquirenti hanno scoperto l’esistenza di una “piazza di spaccio” di cocaina attiva nel quartiere di Napoli Ponticelli, promossa, organizzata e diretta dallo stesso Gravino insieme alla sua convivente Maria Pina Sartori.

Il centro organizzativo dei traffici è stato individuato nell’abitazione della coppia a Ponticelli, luogo in cui lo stupefacente veniva custodito e confezionato in singole dosi. Il loro appartamento veniva spesso utilizzato come negozio al dettaglio dove gli acquirenti abituali si recavano per l’acquisto della cocaina. L’associazione si avvaleva della collaborazione di vari familiari della coppia, al punto tale da poter essere considerata come una impresa “familiare”, dove ciascun componente forniva il proprio contributo in base alle esigenze dell’associazione.
In questo contesto i fratelli Gravino hanno inoltre mostrato di non avere remore a coinvolgere nelle loro attività anche minori sotto i 14 anni. Lo stupefacente veniva confezionato in dosi (i cosiddetti ”pallinì’) da 0,2, 0,5 e 0,8 grammi, venduti ad un prezzo compreso tra i 55 e i 60 euro al grammo, a secondo della “quotazione” sul mercato.Tra i destinatari della misura restrittiva anche Brusco Castrese, che acquistava abitualmente consistenti quantitativi di stupefacente che successivamente rivendeva a propri clienti.