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Afghanistan, talebani: ‘No a tregua prima che truppe straniere siano andate via’ Attacco a una radio, due giornalisti uccisi

Secondo giorno di colloqui tra il movimento e rappresentanti politici del Paese a Mosca. Fra i pesi massimi presenti anche l’ex presidente Hamid Karzai. I talebani hanno di fatto aggirato il presidente afghano Ashraf Ghani: nessun funzionario del governo di Kabul è stato invitato. Hanafi: "Metà delle truppe Usa via entro fine aprile"

I colloqui senza precedenti fra i talebani e rappresentanti politici afghani continuano per il secondo giorno a Mosca. Fra i pesi massimi presenti anche l’ex presidente Hamid Karzai. I talebani, che rifiutano da sempre il dialogo con il governo “fantoccio”, hanno così aggirato il presidente Ashraf Ghani sedendosi al tavolo con Karzai e altri nemici giurati e messo fuori gioco il governo di Kabul. Nessun funzionario dell’esecutivo è stato invitato, nonostante l’offerta di Ghani di colloqui di pace. L’incontro di Mosca giunge una settimana dopo che i talebani hanno tenuto colloqui a Doha con negoziatori Usa per porre fine a 17 anni di guerra: anche a quel tavolo Ghani non era stato invitato. Martedì, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, Donald Trump ha affermato che quei colloqui sono stati “costruttivi”.

I talebani chiedono che le truppe straniere lascino il Paese: lo ha ribadito Mulavi Abdusalam Hanafi, numero due dell’ufficio politico dei Talebani in Qatar. “Tutti gli afghani – ha affermato Hanafi – oggi dicono: non abbiamo bisogno della presenza di forze straniere. Tutte le forze di occupazione devono lasciare l’Afghanistan al più presto”. “Questa conferenza – ha aggiunto Hanafi – dà un forte segnale sul ritiro delle forze di occupazione”. “Gli americani ci hanno detto che metà delle loro truppe saranno ritirate dai primi di febbraio ed entro fine aprile”, ha detto ancora Hanafi. Dopo la recente maratona di negoziati a Doha fonti talebane avevano subito parlato di un presunto accordo su dettagli concreti riguardo il disimpegno, mentre funzionari statunitensi avevano chiarito che non c’era nulla di definito. “Abbiamo una bozza del quadro che va sviluppato prima che possa diventare un accordo”, aveva sintetizzato in un’intervista al New York Times l’inviato Usa Zalmay Khalilzad.

Sher Mohammad Abbas Stanikzai, capo delegazione del movimento ai recenti negoziati con gli Stati Uniti in Qatar e che partecipa ai colloqui in corso a Mosca, ha dichiarato che i talebani non accetteranno un cessate il fuoco fin quando le forze straniere non avranno lasciato il Paese, ma non vogliono conquistare “l’intero” Afghanistan “con la forza” perché questo “non porterebbe alla pace”. E’ preferibile arrivare a una soluzione “intorno a un tavolo“, ha detto in un’intervista alla Bbc dalla capitale russa, aggiungendo che il gruppo non vuole il “monopolio del potere”.
“La pace è più difficile della guerra”, ha commentato ancora Stanikzai, dicendosi convinto che l’Amministrazione Trump voglia “portare la pace in Afghanistan”.

Intanto due giovani giornalisti sono stati uccisi ieri notte nell’assalto di un gruppo armato a Radio Hamsada, stazione radiofonica di Taliqan, nella provincia di Takhar, nel nord-est del Paese. Le vittime sono un reporter e uno speaker. La polizia ha reso noto che il commando, dopo aver fatto irruzione negli studi aprendo il fuoco sullo staff, è riuscito a fuggire. Il mese scorso i talebani avevano ucciso un altro giornalista. A gennaio, i talebani avevano rapito e ucciso un giornalista part-time, Javid Noori, sostenendo che lavorasse per il governo. Nel 2018 l’anno nero: ben 15 vittime. Secondo Reporters Without Borders, l’Afghanistan è tra i tre paesi più pericolosi al mondo per la stampa, insieme con Siria e Messico.