Media & Regime

Unità, l’ex editore vince la causa contro il giornalista Massimo Franchi. “Non ci fu censura”

Per il tribunale di Roma, il cronista "ha gettato discredito sull'azienda e sul giornale". Nel 2015 il giornalista aveva scritto due tweet polemici sull'eredità politica di Berlinguer e sulla mutazione politica del giornale per cui scriveva. Per il tribunale il procedimento disciplinare non costituiva "censura"

L’editore dell’Unità ha vinto la causa contro il giornalista Massimo Franchi che aveva contestato in giudizio un provvedimento disciplinare e una presunta azione discriminatoria dell’azienda editrice nei suoi confronti. È la società editrice Piesse a rendere noto che, con la sentenza del 22 gennaio 2019, la sezione lavoro del tribunale di Roma ha condannato il giornalista, oggi collaboratore del Manifesto, anche a pagare le spese legali all’Unità. Per il giudice Angela Damiani, infatti, Franchi ha “gettato discredito sull’azienda editoriale e sul giornale ledendone l’immagine presso i suoi lettori”, come si legge nelle motivazioni della sentenza.

Nell’ottobre 2015, a scatenare il caso sono due tweet scritti dal cronista bolognese in polemica con il giornale. Tema: il rapporto con l’eredità politica di Enrico Berlinguer, a suo dire infangato dalla linea editoriale dell’Unità. “Comunque propugnare che Berlinguer sbagliasse su Eurocomunismo e questione morale e che invece dovesse allearsi con Craxi è molto renziano”. Questo il primo. E il secondo: “Abbassando sempre più la soglia gramsciana dell’intransigenza si ritrovarono in compagnia di revisionisti, faccendieri, piduisti. ‘Ma siamo di sinistra’, rispondono”.

Da questo l’amministratore delegato dell’Unità, Guido Stefanelli, aprì un procedimento disciplinare nei confronti del giornalista, facendo riferimento, appunto, alla linea editoriale e sostenendo che fossero stati “travalicati i limiti del legittimo diritto di critica”. Provvedimento contestato da Franchi, che aveva ricevuto anche la solidarietà di Bianca Berlinguer, figlia dell’ex segretario del Pci. Ora il verdetto del tribunale, accolto con soddisfazione dall’ad del quotidiano, ormai non più in edicola.