Scienza

Robot umanoidi pronti a entrare in corsia: al via sperimentazione di almeno due anni a San Giovanni Rotondo

Si chiamano Pepper e R1 e hanno già superato un periodo di 'tirocinio' di due mesi, tra ottobre e novembre. Controlleranno le stanze, avvertendo i medici in caso di emergenze con i pazienti, oppure dialogheranno con gli ospiti, accompagnandoli a fare esami. Tra gli obiettivi: sviluppare la loro empatia

Gireranno tra le corsie, controlleranno le stanze, avvertendo i medici in caso di emergenze con i pazienti, oppure dialogheranno con gli ospiti, accompagnandoli a fare esami. Sono Pepper e R1, i due robot umanoidi che hanno da poco finito un ‘tirocinio’ e che ora si preparano a entrare anche in altri ospedali italiani.

Per oltre due mesi, fra ottobre e novembre, i bot sono stati testati alla struttura sanitaria Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia. Così mentre Pepper monitorava i malati, chiamando i medici in caso di bisogno, come ad esempio se il paziente cadeva dal letto o in bagno, R1 li assisteva nella loro routine quotidiana, dalla sveglia mattutina fino all’ora delle terapie. Gli umanoidi hanno superato a pieni voti il test e ora inizieranno la seconda fase della loro ‘formazione’: una sperimentazione di 2-3 anni nello stesso istituto, per poi arrivare agli ospedali italiani e francesi.

La ricerca nasce dalla collaborazione dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, dove è nato R1, con le aziende Konica Minolta, specializzata in intelligenza artificiale, e la giapponese Softbank, produttrice di Pepper. “Abbiamo deciso di provare entrambi i robot perché hanno caratteristiche diverse: R1 è un robot di ricerca, mentre Pepper è già un modello commerciale”, precisa Francesco Puja, del laboratorio di Roma della Konica Minolta. Entrambi hanno le braccia e si muovono su ruota. Solo R1 però ha un’intelligenza artificiale che gli permette di interagire con l’uomo. L’obiettivo quindi è sviluppare la sua empatia. “Sarà utilizzato in ospedale anche per capire le emozioni e lo stato fisico del paziente. Durante l’interazione potrà inoltre raccogliere dati utili per fare una prima diagnosi”, conclude Puja.