Cronaca

Castelnuovo di Porto, sit-in per il Cara: ‘Migranti in strada’. Gara per ospitarli: tra loro il ‘campione’ della squadra del paese

La protesta organizzata dal sindaco di centrosinistra e cittadini: partecipa anche il vescovo, solidarietà da Pd e Leu. I democratici: "Sembra deportazione degli ebrei". Dal Viminale fanno sapere che la struttura, la seconda più grande dopo quella di Mineo, sarà smantellata entro il 31 gennaio. Lavoratori a casa e 500 persone da ricollocare. Molti di loro rischiano di non avere una collocazione: "Andranno dove capita", dicono dal Comune

Un sit in con circa 500 persone per protestare contro la chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto, pochi chilometri a Nord di Roma. La manifestazione è stata organizzata dal sindaco di centrosinistra Riccardo Travaglini e ha visto la partecipazione di “studenti, volontari, cittadini e altri sindaci del territorio”. Addirittura il vescovo Gino Reali si è presentato in difesa dei 500 ospiti della seconda struttura più grande d’Italia per i migranti (dopo il Cara di Mineo in Sicilia) e che entro il 31 gennaio dovrà essere completamente sgomberata. La via Tiberina, unico collegamento dalla Capitale ai comuni dell’area, era già bloccata dall’ora di pranzo. Solidarietà anche da Pd e Leu: “Hanno separato gli uomini dalle donne e dai bambini. Come succedeva con la deportazione degli ebrei”, è stato l’attacco del deputato dem Roberto Morassut.

Entro sabato, 320 migranti sui 500 ospitati dovranno lasciare la struttura gestita dalla Prefettura di Roma. Un’operazione numericamente enorme per la quale Palazzo Valentini ha scelto chiedere l’ausilio dell’esercito. Gli altri, probabilmente, li seguiranno pochi giorni dopo. Dal Viminale spiegano che l’operazione si concluderà entro il 31 gennaio e “comporterà un risparmio di 1 milione di euro in affitto”. Non commenta invece la Prefettura, mentre la Questura di Roma spiega di aver svolto solo “un ruolo di supporto”. Si sa solo che il Cara chiuderà i battenti a brevissimo. E a confermarlo c’è il mancato rinnovo del contratto – in scadenza il 31 gennaio – per i 120 lavoratori della Cooperativa Auxilium quasi tutti residenti nella cittadina di quasi 9.000 anime arroccata sulla via Tiberina. Un dramma nel dramma, per una comunità che aveva fatto dell’accoglienza anche un modo per portare posti di lavoro e combattere la desertificazione del borgo.

Ovviamente, il grande problema non è rappresentato dalla chiusura della struttura, ma dell’emergenza umanitaria (e di sicurezza) che potrebbe derivarne. Secondo quanto riportato dal Comune di Castelnuovo di Porto, i 500 migranti – in stragrande maggioranza provenienti dall’Africa sub sahariana e dal corno d’Africa – sono più o meno equamente suddivisi in richiedenti asilo e rifugiati. Questi ultimi, secondo gli effetti del decreto Salvini sulla sicurezza, non hanno più diritto alla seconda accoglienza e finiranno probabilmente in strada. Dove? “Dove capiterà”, allargano le braccia dalla sala operativa comunale. I primi, invece, saranno dislocati “in altre regioni” e da lì dovranno essere in grado di seguire la propria pratica di richiesta d’asilo, facendo su e giù dalla Capitale. Solo 20 le persone che potranno godere di protezione umanitaria, mentre sarebbero 10 i bambini che saranno trasferiti “in altre Regioni” e che dovranno lasciare la scuola a cui sono iscritti a metà dell’anno in corso. “Lo sgombero è stato operato senza preavviso – ha fatto sapere il sindaco di Castelnuovo, Riccardo Tragliavini, in quota centrosinistra – nessun comunicato ufficiale, nessun tavolo per assistere al meglio queste persone e i cittadini castelnuovesi che ora potrebbero ritrovarsi nel bel mezzo di una bomba sociale. Io sono sempre stato un sindaco collaborativo, ma dove la collaborazione non c’e’ inizia la protesta”.

Tutti, a iniziare dal sindaco Travaglini, definiscono l’esperienza di Castelnuovo di Porto “un modello di integrazione”. Particolare apprensione, ad esempio, in Paese la desta il futuro di Cissé, il ragazzo senegalese bomber della squadra locale della Castelnuovese, formazione che milita nella prima categoria laziale e una specie di mito per tutto il calcio dilettanti locale. Per lui – ma non solo – si è aperta fra i cittadini una vera e propria corsa a ospitare il ragazzo, almeno fino alla fine del campionato. “Questo segna due gol a partita. E’ come se alla Juve togliessero Cristiano Ronaldo dicendo che non ha diritto a stare nel nostro Paese”, scherza (neanche troppo) un signore. Lo stesso primo cittadino si è offerto di ospitare a casa sua Muna Hadid, una ragazza di 26 anni – in passato ospite di varie trasmissioni televisive – che con il decreto Salvini non ha più diritto alla seconda accoglienza.

Soddisfazione ovviamente dalla Lega, che con i suoi esponenti laziali ha ringraziato il ministro dell’Interno Matteo Salvini e addirittura considera lo sgombero risolutivo per i problemi di spaccio nell’area. “Il centro d’accoglienza, rappresentava infatti ormai da tempo una vera e propria ‘base operativa’ da cui diversi richiedenti asilo partivano per vendere stupefacenti nelle zone limitrofe, tra cui la zona nord di Roma. Con questo provvedimento termineranno così gli episodi di spaccio e di prostituzione riscontrati nelle immediate vicinanze della struttura. Ieri, per esempio, è stato effettuato l’ennesimo arresto da parte dei carabinieri di un pusher di eroina di origini gambiane”.

Solidarietà con il sindaco invece dal Partito democratico. “Quello che sta accadendo a Castelnuovo di Porto non ha nulla a che fare con la sicurezza e con la legalità. È una vera e propria deportazione che dimostra quanto le norme volute da questo governo siano disumane e razziste”, ha detto il presidente del Pd Matteo Orfini, mentre Emiliano Minnucci, consigliere regionale del Pd, invita i consigli comunali di tutta Italia a sposare “l’iniziativa promossa da Legautonomie e da Matteo Ricci, con l’invio a tutti i comuni italiani di un odg da approvare per una concreta modifica del decreto Sicurezza”, come già fatto, fra l’altro, dall’Assemblea Capitolina a trazione M5s su input di Virginia Raggi.