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Gaza, tre carabinieri italiani bloccati in sede Onu assediati da Hamas. Ministero: “Situazione sbloccata. Accertata identità”

L'assedio durava da 48 ore. Le indagini hanno permesso di accertare che si trattava di militari autorizzati e non di israeliani come sospettato in precedenza. Secondo quanto si apprende i tre non si sarebbero fermati a un posto di blocco di Hamas, proseguendo con la loro auto. Così gli uomini del movimento palestinese che controlla la striscia li hanno inseguiti fino alla sede delle Nazioni Unite dove si erano barricati

Si è sbloccata la vicenda dei tre carabinieri italiani rifugiatisi lunedì sera nella sede dell’Onu a Gaza perché assediati dalle forze di sicurezza di Hamas. A riferirlo i media palestinesi e israeliani. “Le indagini hanno permesso di accertare l’identità dei tre italiani e la sicurezza delle procedure del loro ingresso a Gaza”, ha confermato poi il ministero dell’Interno palestinese. In un primo momento, infatti, i militari del Consolato generale di Gerusalemme erano stati scambiati per israeliani.

Il ministero ha sottolineato “l’efficace cooperazione” tra l’inviato Onu Nikolai Mladenov, l’Unesco a Gaza, il Consolato generale italiano e l’ambasciatore del Qatar Mohammed Al Emad. Fonti stampa hanno poi aggiunto che domani grazie alla riapertura del valico di Eretz, al confine con Israele, i carabinieri dovrebbero poter uscire da Gaza e fare ritorno a Gerusalemme. Non ci sono al momento conferme ufficiali.

Secondo quanto ricostruito dai giornali locali, tra cui il sito Arab21, la vicenda è iniziata lunedì sera quando “un’auto che trasportava quattro stranieri in possesso di armi automatiche ha rifiutato di fermarsi a una barriera di sicurezza nel centro della Striscia di Gaza, fatto che ha provocato un inseguimento e l’esplosione di spari, prima della fuga nella sede delle Nazioni Unite”. Sempre secondo le stesse fonti, “la resistenza palestinese ha sospettato” che le persone nell’auto fossero membri “delle forze speciali israeliane sotto falsa identità con passaporti diplomatici europei”, anche se l’Unwra ha subito confermato che in realtà si trattava “di diplomatici stranieri di nazionalità italiana, entrati a Gaza per lavoro ufficiale”.