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Usa, Trump non andrà a Davos. “Shutdown colpa dei dem”. E sul mancato confronto con Pelosi: “Fake news”

Il presidente Usa ha cancellato la partecipazione al forum economico mondiale del 22-25 gennaio a causa della paralisi amministrativa iniziata il 22 dicembre. La crisi preoccupa l'economia Usa: costa 1,2 miliardi di dollari a settimana

Donald Trump non andrà al World Economic Forum di Davos. Lo ha annunciato lo stesso presidente degli Stati Uniti su Twitter, chiedendo scusa agli organizzatori e dando la colpa di questa decisione alla “intransigenza dei democratici” che – a sua detta – sta causando lo shutdown, ovvero la crisi amministrativa che blocca il Paese.

La decisione di cancellare la partecipazione al forum economico mondiale che si terrà nella cittadina svizzera dal 22 al 25 gennaio arriva in una momento piuttosto teso per il tycoon, che nega di aver abbandonato furiosamente l’incontro con i leader democratici di Camera e Senato, Nancy Pelosi e Chuck Schumer, definendo “fake news” le ricostruzioni giornalistiche. “Non ho sbattuto i pugni sul tavolo, non ho alzato la voce, non ho avuto scatti d’ira”, ha detto commentando il mancato confronto sul muro al confine con il Messico e, appunto, sullo shutdown. “Sono uscito con molta calma dalla stanza e con molta calma ho detto: ‘Se non ci date confini forti bye-bye’. Poi me ne sono andato. Non ho inveito, non ho sragionato”.

La crisi amministrativa, iniziata il 22 dicembre scorso, sta creando grosse preoccupazioni anche sul fronte economico. Secondo le stime del capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, infatti, lo shutdown costa all’economia Usa circa 1,2 miliardi di dollari alla settimana, come riporta Politico. La cifra rappresenta solo lo 0,05 del Pil ma potrebbe essere tra i fattori che complicano le aspirazioni di Donald Trump di raggiungere il 3% di crescita, anche perché un altro mezzo miliardo di dollari potrebbe essere perso in mancata produttività per i circa 350mila dipendenti costretti a stare a casa senza stipendio. Il presidente Usa, tuttavia, si è detto pronto a dichiarare l’emergenza nazionale, per avere un “ammontare enorme di fondi” da usare per realizzare il muro al confine senza passare per l’autorizzazione del Congresso.

Lo shutdown, scattato a causa delle divergenze interne al Congresso sui cinque miliardi di dollari reclamati da Trump per la costruzione del muro al confine con il Messico, è il terzo del 2018, anno particolarmente difficile per l’amministrazione a stelle e strisce. Il primo, infatti, è scattato tra il 20 e il 23 gennaio sul tema dell’immigrazione, in particolare sul Daca, provvedimento di Barack Obama a tutela dei clandestini minorenni. Il secondo blocco – di poche ore – era stato a febbraio, a causa di un disaccordo sulle politiche di bilancio.