Diritti

Pisa, battaglia in Comune sul bilancio: “Un caso più grave di quello Lodi”. Ma il sindaco: “Noi andiamo avanti”

I servizi - come alloggi, nidi e sostegno per la prima infanzia - saranno erogati “favorendo i cittadini italiani”, “garantendo priorità ai cittadini italiani” o “favorendo le famiglie residenti da più anni. Ignorata la decisione del Tribunale di Milano che ha considerato un provvedimento simile discriminatorio. Il piano approvato in consiglio con 21 voti favorevoli (contro 7)

È stato un Consiglio comunale ad alta tensione, tra scambi di accuse, grida e scontri durissimi tra la maggioranza e l’opposizione, quello che ha preceduto l’approvazione del bilancio preventivo del Comune di Pisa. Un documento – che sarà approvato in serata – finito sotto accusa anche per elementi che il centro di informazione giuridica L’Altro Diritto Onlus ha giudicato “direttamente o indirettamente discriminatori” nei confronti degli extracomunitari in materia di assegnazione di case popolari, asili nido, assistenza sociale e aiuti alle famiglie. Proposte, quelle presentate dalla giunta di centrodestra del sindaco Michele Conti che hanno portato il consigliere di Diritti in Comune, Ciccio Auletta, a parlare a ilfattoquotidiano.it di “un caso più grave di quello di Lodi”. “Affronteremo il problema quando si presenterà, bando per bando. Ma andiamo avanti”, ha risposto Conti. Alla fine il consiglio ha approvato il cosiddetto Dup, il piano di bilancio preventivo in cui sono inserite quelle normative, con 21 voti favorevoli e 7 contrari.

La lista Diritti in Comune, con l’appoggio del centrosinistra, ha presentato degli emendamenti (entrambi bocciati) sui due aspetti critici fondamentali. Il primo, le precisazioni contenute nel documento alle sezioni “Interventi di carattere sociale”, “Politiche abitative” e “Nidi e sostegno per la prima infanzia” in cui si spiega che tali servizi saranno erogati “favorendo i cittadini italiani”, “garantendo priorità ai cittadini italiani” o “favorendo le famiglie residenti da più anni nel Comune di Pisa”. Punti contestati dal consigliere Auletta che, presentando le mozioni, ha spiegato che ritiene incostituzionale penalizzare alcune famiglie o soggetti rispetto ad altri in base alla nazionalità o agli anni di residenza nel Comune. La visione dell’opposizione non è però condivisa dal dirigente del Comune che in sala, dopo la richiesta di un suo parere tecnico avanzata dalla sinistra, ha ribadito di “rilasciare parere favorevole sulla regolarità tecnica del documento”.

Si arriva poi all’emendamento sul punto che ha portato al parallelo tra Pisa e il caso dei bambini stranieri esclusi dalla mensa a Lodi. Nel testo si richiede alle famiglie extracomunitarie che fanno domanda per l’ottenimento di alloggi popolari e servizi collegati di presentare un certificato prodotto dagli uffici diplomatici dei Paesi di provenienza in cui si attesti che, oltre al patrimonio indicato nell’Isee, non siano proprietari di altri beni negli Stati d’origine. Una norma che, per il centrosinistra, crea una discriminante nei confronti degli extracomunitari. “Si tratta di proposte che hanno lo scopo di disincentivare gli arrivi – ha risposto il consigliere Gino Mannocci, capogruppo della lista Pisa nel Cuore che ha sostenuto al ballottaggio la candidatura di Conti – Servono anche a disilludere i migranti africani: qui non troveranno il paradiso”.

Con queste motivazioni, il Consiglio ha respinto gli emendamenti presentati dall’opposizione e ha tirato dritto per la sua strada. “Andiamo avanti con le nostre convinzioni – ha poi dichiarato il sindaco a ilfattoquotidiano.it – Affronteremo eventuali problemi caso per caso, bando per bando. Certo, il nostro intento è quello di favorire chi in questi anni ha contribuito maggiormente al welfare dei pisani”. Quando gli viene chiesto perché l’amministrazione non ha tenuto conto della recente sentenza del Tribunale di Milano che ha condannato il Comune di Lodi su un provvedimento identico a quello contenuto nel bilancio preventivo pisano, il primo cittadino ha risposto che a suo parere “non si tratta di proposte discriminatorie, ma che hanno l’intento di aumentare i controlli per stabilire chi ha veramente diritto alla casa popolare e chi, invece, no”.

Nel parere de L’Altro Diritto si legge però che i controlli sulle autocertificazioni Isee, che si basano esclusivamente sui dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps, non sono in grado di stabilire, ad esempio, se un cittadino italiano o comunitario possiede immobili o altre proprietà fuori dai confini nazionali. Questo porterebbe a controlli più rigorosi, e quindi a una discriminazione, solo nei confronti dei residenti extracomunitari: “Non è vero, credo che esistano dei modi per verificare se un cittadino italiano o comunitario possiede altri beni in Europa – ha concluso il sindaco – La villa a Cancun o alle Bahamas? Non credo che i loro proprietari facciano domanda per le case popolari”.

Twitter: @GiannniRosini