Cronaca

Bolzano, Oberleiter ha chiesto la grazia. Fu un ‘bravo ragazzo’ della Valle Aurina: le bombe pro secessione, poi la latitanza

Oggi 77enne, fu condannato all’ergastolo per gli attentati compiuti negli Anni Sessanta insieme al gruppo, ma non ha mai scontato un solo giorno di carcere perché fuggì in Austria. I suoi legali chiedono la clemenza di Mattarella per ragioni di salute. Una richiesta appoggiata anche dai 2mila Schützen riunitisi ad Appiano

Una singolare coincidenza intreccia la storia con la cronaca nel lembo settentrionale d’Italia, l’Alto Adige dove mezzo secolo fa bombe e tritolo venivano usate da chi voleva la secessione e rivendicava la propria identità tedesca. A San Paolo di Appiano si sono dati appuntamento 2mila Schützen, come da tradizione, nel ricordo nel 54esimo anniversario della morte (avvenuta il 7 dicembre 1964 a Verona) di Sepp Kerschbaumer, il fondatore di Befreiungsausschuss Südtirol, meglio noto come Bas, ovvero il Comitato per la liberazione del Südtirol. Fu la sigla che diede la base ideologica alla stagione di attentati terroristici che negli Anni Sessanta uccisero carabinieri e finanzieri, distrussero bar, rifugi, tralicci e opere pubbliche. Gli Schützen, dal canto loro, questa volta hanno chiesto le scuse dell’Italia per quella che continuano a considerare un’occupazione territoriale e per la politica condotta dopo la Prima guerra mondiale, quando in epoca fascista l’Alto Adige fu oggetto di un’accentuata politica di italianizzazione.

Due anni fa invece, proprio ad Appiano, gli stessi Schützen avevano chiesto la grazia per i terroristi condannati all’ergastolo, che non finirono mai in carcere, godendo dell’impunità garantita dal rifiuto di estradizione da parte delle autorità austriache. Ma ancora oggi la cronaca si lega alla storia, considerando che le figlie di uno dei “bravi ragazzi della Valle Aurina” hanno chiesto per loro padre la grazia del presidente della Repubblica. Si tratta di Heinrich Oberleiter, oggi 77enne. Fu condannato all’ergastolo ma non ha mai scontato un solo giorno di carcere perché fuggì in Austria e ne ha sempre ricevuto la protezione. I suoi legali implorano la clemenza di Sergio Mattarella, per mettere fine a una stagione di sangue cominciata subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

La notizia non poteva passare inosservata, anche perché la Lega di Matteo Salvini è in trattativa con la Svp, il partito di lingua tedesca che da sempre è al governo della Provincia autonoma di Bolzano, per entrare in giunta. E anche perché rimane latente la discussione sul doppio passaporto – italiano e austriaco – da concedere agli altoatesini di lingua tedesca e ladina. La richiesta di Oberleiter – motivata da ragioni di salute – è comunque lacerante, a prescindere dal momento politico e dall’opportunità di concedergli la grazia.

Bisogna riaprire archivi giudiziari impolverati per ricostruire la storia di quel ragazzo della Valle Aurina che subì l’ultima condanna nel 1974, quando la Corte d’Appello di Brescia gli inflisse 16 anni di reclusione per un attentato lungo la linea ferroviaria del Brennero. E’ quella la sede giudiziaria a cui si è rivolto il Quirinale per chiedere il parere dei giudici, prima di decidere su un eventuale provvedimento di clemenza. Ma quella fu solo l’ultima di una lunga serie di accuse. Gli altri bravi ragazzi, assieme all’italiano Oberleiter, erano Sepp Forer, Siegfred Steger e Heiz Oberlechner. Per loro gli italiani erano invasori, carabinieri e finanzieri esponenti di una forza di occupazione.

La Feuernacht del 1961, la “notte dei fuochi” del Sacro Cuore avvenuta tra l’11 e il 12 giugno: centinaia di ordigni fecero saltare decine di tralicci dell’alta tensione. E un cantoniere rimase ucciso nel tentativo di disinnescare una bomba su un albero, anche se allora la sua morte apparve come un effetto collaterale di attentati che miravano alle infrastrutture. Fu l’inizio di una stagione che continuò a lungo in una escalation di violenza. Nel 1964 a Selva dei Molini fu ucciso il carabiniere Vittorio Tiralongo. Una settimana dopo un militare. Nel 1965 due carabinieri vennero crivellati nella caserma dei carabinieri di Sesto in Pusteria.

Nel biennio 1966-67 gli attentati furono concentrati nelle località delle valli Pusteria, Tures e Aurina. A Brunico saltarono in aria il circolo Enal, il bar Stella Alpina, l’albergo Centrale, il Dopolavoro ferroviario. Nel maggio 1966 il finanziere Bruno Bolognesi fu dilaniato da una mina attaccata alla porta del rifugio di Passo di Vizze. In luglio due finanzieri caddero in un agguato a Valle di Casies. A settembre 1966 la strage di Malga Sasso: tre finanzieri morti per il crollo della caserma, causata da cariche di esplosivo. Un anno dopo, la strage di Cima Vallona, con altre tre vittime. La reazione italiana fu affidata ad azioni di polizia e processi. Alla fine Obereiter venne condannato a due ergastoli, uno dei quali dalla corte d’Assise di Bologna nel 1971. All’organizzazione fu addebitata con certezza la morte del finanziere Bolognesi, oltre a numerosi attentati.

Mattarella è il terzo presidente della Repubblica a cui i sudtirolesi si rivolgono per ottenere la grazia. Nel 2002 Carlo Azeglio Ciampi fu dissuaso a firmare il provvedimento dalle pressioni di Alleanza Nazionale. Con Giorgio Napolitano l’ipotesi non si concretizzò mai.

Ora la politica sembra distratta. Ma il deputato bellunese di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, ha dichiarato: “Già solo leggere la richiesta di grazia di Oberleiter mi fa schifo. Chi si è macchiato di crimini così cruenti nei confronti degli uomini dello Stato ed è poi fuggito all’estero senza scontare nemmeno un minuto in carcere non dovrebbe nemmeno avere la faccia tosta di chiedere la grazia”. E ancora: “Piuttosto, sarebbe ora che l’Austria, che da sempre strizza l’occhio e protegge criminali che mettevano le bombe, concedesse l’estradizione per farlo marcire in galera. Lo dobbiamo alle famiglie delle vittime che da anni aspettano giustizia”.

L’unico ravvedimento di Oberleiter sembra un messaggio letto ad Appiano nel 2014. “Oggi ci sono altre vie, diverse da quella della violenza, per battersi per la riunificazione del Tirolo. Non eravamo né di destra, né di sinistra, ma semplicemente spinti dall’amore per la Heimat“. Che in tedesco significa patria. Lo ha dichiarato dopo mezzo secolo di latitanza.