Scienza

Trapianti, due babbuini sopravvissuti sei mesi con un cuore suino. Test sull’uomo più vicino

Lo studio - condotto dal 2015 al 2018 da scienziati di Germania, Svezia e Svizzera - ha coinvolto 14 babbuini. Secondo gli esperti in tre anni si potrebbe passare a un trial per l'uomo. La ricerca di è stata pubblicata sulla rivista "Nature"

Due babbuini sono riusciti a sopravvivere per 195 e 182 giorni – circa sei mesi – con un cuore di un suino. Il tempo record è stato raggiunto da due dei cinque esemplari sottoposti all’intervento. La ricerca è stata condotta tra febbraio 2015 e agosto 2018 e ha coinvolto 14 primati, a cui sono stati trapiantati cuori geneticamente modificati per esprimere un gene umano, Cd46, e una proteina chiamata trombomodulina. Lo studio, portato avanti da un team di scienziati di Germania, Svezia e Svizzera, è stato pubblicato sulla rivista Nature.

I babbuini sono stati suddivisi in tre gruppi. I primi due hanno avuto una sopravvivenza, rispettivamente, di 30 e 40 giorni. Il terzo gruppo invece ha ricevuto un trattamento antipertensivo (perché i suini hanno una pressione sistolica più bassa) e sono stati usati ulteriori farmaci per contrastare la crescita eccessiva del cuore. Dopo quattro settimane tutti e 5 i babbuini mostravano una buona funzione cardiaca. Due hanno vissuto in buona salute fino a 3 mesi dopo l’intervento mentre altri due sono stati capaci, appunto, di superare il traguardo dei sei mesi. Il precedente record di sopravvivenza di una scimmia con un cuore di maiale trapiantato era di 57 giorni. Per gli esperti si tratta di un passo in avanti importante che apre alla prospettiva di un trail anche nell’uomo. Un passaggio che – secondo il chirurgo della Ludwig Maximilian University di Monaco e co-autore dello studio Bruno Reichart – potrebbe avvenire nel giro di tre anni se dovessero arrivare ulteriori fondi. Finora, il lavoro del team è stato sostenuto dal governo tedesco.

Noto come xenotrapianto, il trapianto di organi da una specie all’altra è stato oggetto di ricerca per molti anni. Secondo molti scienziati potrebbe contribuire a superare la carenza di organi umani che limita il numero di trapianti possibili e allunga le liste di attesa di una donazione. Come sostengono gli esperti però sono molti gli ostacoli da superare: dal rischio infezioni al possibile rigetto, fino alle considerazioni etiche che accompagnano un intervento di questo tipo.

L’abstract su Nature