Società

Italiani come noi, come si diventa lettori? “Puntare sulla scuola”, “Necessari sostegni all’editoria”. Il vox di Ricca

“Leggere apre la mente, fa vivere più vite, rende liberi davvero”. Sul valore insostituibile della lettura non hanno dubbi i partecipanti a Bookcity, la cui settima edizione si è conclusa da pochi giorni a Milano. La familiarità con i libri tuttavia è un’abitudine che solo una minoranza di italiani coltiva: è noto che il 60 per cento dei nostri connazionali non legge nemmeno un libro l’anno, secondo l’Istat. “Ed è un dato che tende ad aumentare”, ricorda il responsabile Biblioteche del Comune di Milano Stefano Parise, che aggiunge: “librai, bibliotecari, insegnanti hanno un ruolo fondamentale ma devono essere formati e messi in condizione di lavorare bene”. “Sono necessarie politiche pubbliche di incentivo alla lettura, a cominciare dalla scuola”, propongono in tanti. Molto possono fare anche gli operatori culturali: “ampliare l’offerta e organizzare eventi diffusi in tutti i quartieri può servire, per portare il libro dove normalmente non arriva”, osserva qualcuno. Uno dei modi può essere “lo sviluppo della socialità intorno al libro, con letture collettive e altri eventi condivisi, in questo i social media possono aiutare”, spiegano altri. Ma c’è chi ritiene che il destino del libro sia segnato proprio per effetto della tecnologia: “Inutile illudersi, in futuro si leggerà sempre meno: smartphone e social stanno riducendo la capacità di concentrazione e di attenzione tra le nuove generazioni”. E voi che ne dite?