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Calcio, una squadra di 20 persone “speciali”: “Giocare è trovare il riscatto ai no della vita”

Nel Pavia Special Team l'età dei giocatori va dai 17 ai 54 anni: sono tutti disabili, fisici e intellettivi, emarginati, disoccupati. "Nelle due ore di allenamento o durante una partita vogliamo che le difficoltà passino in secondo piano, lasciando spazio ad un sorriso e a un po’ di spensieratezza"

“Caro Claudio Marchisio ora che sei libero puoi unirti a noi!”. Quando l’ex campione della Juventus ha deciso di lasciare la sua squadra si è ritrovato a fare i conti con un appello un po’ ardito, che racconta in pieno lo spirito di questo gruppo: si chiamano Pavia Special Team, giocano insieme da più di 6 anni e i protagonisti sono disabili, fisici e intellettivi, emarginati, disoccupati. “Insomma, qui c’è posto per tutti – racconta Matteo Mitsiopoulos, tra i fondatori del gruppo – Quest’esperienza mi ha cambiato la vita”. Da quest’anno, per la prima volta, i ragazzi parteciperanno alla Quarta Categoria, il primo torneo di calcio a 7 riconosciuto a livello nazionale e riservato a persone con disabilità.

Tutto è nato nel 2012, quando si è formato lo Special, il primo gruppo di ragazzi con disabilità, appoggiandosi alla società Pavia Calcio a 5, che milita nel campionato di Serie B della Figc. “Quando mi hanno offerto la possibilità di guidare lo Special ho mollato tutto e mi sono dedicato esclusivamente a loro”, ricorda Matteo. La squadra è composta da una ventina di ragazzi speciali con disabilità intellettivo/cognitiva e fisica. Ma c’è anche chi ha situazioni difficili alle spalle e ha deciso di unirsi al gruppo. L’età varia dai 17 ai 54 anni: “Il più esperto è il nostro Sasà, classe 1962 – sorride Matteo – Ma ad ogni partita giocano tutti”.

Gli sforzi sono tanti e le difficoltà non mancano. “Per fortuna le istituzioni ci sono state vicino, almeno nel primo approccio”. Allo Special Team è stato assegnato un campo di calcio a 7 che permette allenamenti regolari e la preparazione in vista del nuovo campionato. I ragazzi sono abbastanza autonomi negli spostamenti in città, il problema principale è il trasporto, quando ci si deve spostare fuori per le partite. “Diciamo che capita abbastanza spesso di dover convincere qualche amico a aiutarci a portare in giro i nostri atleti”. Grazie ai volontari, così, si riesce a giocare anche in trasferta la domenica.

Pur non avendo un budget milionario, l’attività ha comunque i suoi costi. Se la benzina e le trasferte rientrano nel volontariato dello staff, una dotazione di materiale tecnico adeguato, i tesseramenti, le iscrizioni ai tornei e gli affitti dei campi si fanno sentire. Per questo motivo, pur mantenendo il gemellaggio con il Pavia Calcio a 5, quest’estate è stato deciso di formare una nuova società che permetta di essere più autonomi anche sul piano della gestione economica.

Il Pavia Special Team ha lanciato un appello a tutte le persone con disabilità della zona, chiamandoli a raccolta in vista del nuovo anno. “Il calcio, e lo sport in generale, possono essere uno sfogo per questi ragazzi – racconta l’allenatore –. Le difficoltà nella vita quotidiana e nella ricerca di un lavoro sono tante. Nelle due ore di allenamento o durante una partita vorremmo che tutto questo passasse in secondo piano, lasciando spazio ad un sorriso e a un po’ di spensieratezza”.

Le storie sono tante, e diverse. Marco ha 33 anni, è ospite in un istituto in città e il calcio per lui rappresenta una fuga dalla routine quotidiana. “Questo progetto rappresenta per lui molto più che una semplice squadra di calcio”, spiega Matteo. Ma abbiamo anche chi si ispira a Messi, Higuain o Cristiano Ronaldo. “Devis, uno dei portieri dello Special Team, comincia a prepararsi di primo mattino per gli allenamenti delle 17”.

Negli scorsi anni la squadra ha partecipato ai campionati di calcio a 5 organizzati dalla Federazione Italiana Futbol Sala e Fisdir, ottenendo risultati di prestigio. Poi lo scorso anno “abbiamo scoperto la Quarta Categoria”: si tratta di un campionato di calcio a 7 organizzato dalla Figc con il patrocinio della Lega Serie A. “Nel maggio scorso abbiamo fatto la prova contro il Milan e siamo stati promossi”, racconta entusiasta Matteo. A ottobre è previsto il calcio d’inizio. “L’unica differenza è che ci sono molte squadre ‘adottate’ dai grandi club (Milan, Juve, Inter). Noi, invece, siamo soli. Ma stiamo pensando a coinvolgere i nostri tifosi con un azionariato popolare: con piccole donazioni annuali i sostenitori supporteranno così l’attività e i sogni dei nostri ragazzi”.

Matteo è aiutato nel nuovo corso da tre amici e volontari, Matteo Fontana, Marco Marchetti e Ferdinando Zennaro. Insieme, tutti sognano di far crescere il progetto dello Special Team. “Trattiamo i nostri piccoli grandi atleti da un punto di vista sportivo, non medico né psicologico. Siamo una squadra vera e forse la cosa più bella è proprio questa: vogliamo che i ragazzi trovino nel calcio, nelle loro abilità in campo, nelle loro partite, il riscatto ai tanti no che la vita ogni giorno riserva loro. Se poi Marchisio ci ripensa – conclude – un posto in squadra ci sarà sempre per lui”.