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Sondaggi, la Lega smette di crescere: per la prima volta da settembre è sotto il 30%. Il M5s perde un altro punto

Che fine fanno i voti dei due partiti di governo? Per la rilevazione dell'istituto Ikè non vanno certo al Pd, bloccato al 17,5% e addirittura in lieve perdita. A crescere, infatti, sono  Forza Italia e Fratelli d'Italia: guadagnano circa un punto a testa rispetto alle rilevazioni del 26 ottobre scorso passando rispettivamente dall'8,1% al 9,4% e dal 3,3% al 4,2%. Ma ad aumentare è anche l'astensione

Per la prima volta da settembre la Lega scende sotto il 30%: sembra essersi bloccato, dunque, il trend di crescita del partito di Matteo Salvini. Lo sostiene il sondaggio pubblicato dall’istituto Ixè e commissionato dall’Huffington Post. “A due settimane di distanza dalla nostra ultima rilevazione, il rallentamento nei consensi raccolti da M5S e da Lega si fa più sensibile. Il bilancio resta molto positivo per la Lega, che tuttavia per la prima volta dal settembre scorso scende di pochissimo sotto il 30% mostrando – per ora – di essere uscita dal trend di crescita”, scrive il presidente dell’Istituto Roberto Weber nel suo commento ai dati.

Continua a perdere voti, però, il Movimento 5 stelle: è dato al 25,9%, un punto in meno rispetto a due settimane fa, sette punti sotto i risultati del 4 marzo. Che fine fanno i voti dei due partiti di governo? Non vanno certo al Pd, bloccato al 17,5% e addirittura in lieve perdita. A crescere, seppur di poco, sono  Forza Italia e Fratelli d’Italia: guadagnano circa un punto a testa rispetto alle rilevazioni del 26 ottobre scorso passando rispettivamente dall’8,1% al 9,4% e dal 3,3% al 4,2%

Ma secondo l’istituto di rilevazione a crescere sono soprattutto gli astensionisti, che alle ultime politiche avevano scelto il M5s. “Coerentemente si nota un aumento dell’astensione e un significativo aumento di potenziali astenuti fra gli elettori M5s. A questo punto uno dei maggiori indicatori dello stato di salute delle singole forze politiche – e cioè la percentuale di riconferma del voto di marzo – mette in luce una situazione piuttosto pesante per gli elettori M5s, con un tasso di riconferma pari al 64%“, scrive Weber. Secondo il quale “il ‘contratto di governo’ e il conseguente ritorno in termini di interessi o dividendi per le due forze che lo hanno siglato, funzioni da una parte sola”.