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Tu Si Que Vales, Maria De Filippi in lacrime per l’esibizione del rapper con la sindrome di Down che sfida i bulli

Il giovane ha subito soprusi anche da una maestra di sostegno dovuti alla sua disabilità: “Mi prendeva a sberle, mi pestava i piedi, mi insultava. Mi minacciava perché non voleva che lo dicessi ai miei genitori”

Sono Marco, ho 22 anni e sono affetto da sindrome di Down. Sono fiero di quello che sono. Devo ringraziare il mio papà per la canzone perché mi ha aiutato nella metrica. Ci sono delle parole che mi colpiscono di più perché fanno parte della mia vita”. Si è presentato così sul palco di Tu Si Que Vales Marco Baruffaldi, il giovane rapper affetto dalla sindrome di Down che con la sua esibizione ha commosso tutti, facendo piangere anche Maria De Filippi. Anche lei, abituata a controllare sempre le sue emozioni, questa volta non è riuscita a restare impassibile al brano scritto da Marco contro il bullismo e la sopraffazione.

Al termine dell’esibizione, Rudy Zerbi ha lasciato la sua poltrona da giudice al ragazzo che, dopo aver abbracciato Maria De Filippi, le si è seduta accanto e ha raccontato la sua storia.”Ho scritto una poesia per mia madre deceduta due anni fa“, ha detto prima di recitarla sul palco: “Mi coccola il tuo sorriso, mi coccola il tuo respiro, mi coccolano i tuoi abbracci. Il mio cuore c’è per te”. Parole che hanno emozionato tutti e cinque i giudici, e hanno fatto commuovere la De Filippi, che si è complimentata con lui: “Le parole erano semplici ma dirette“, gli ha detto tra le lacrime.

Dopo la poesia Maria De Filippi ha proposto al ragazzo di cantare il suo rap con J-Ax: “È molto sensibile e sono sicura che lo farà”. Al termine il padre è salito sul palco insieme al figlio e ha raccontato che Marco è stato vittima di bullismo. Il ragazzo di Castelfranco D’Emilia è diventato un esempio e un simbolo di forza per molti, dopo aver vissuto molti anni di bullismo e di prevaricazioni quando a scuola lo deridevano e lo aggredivano. Il giovane ha subito soprusi anche da una maestra di sostegno dovuti alla sua disabilità: “Mi prendeva a sberle, mi pestava i piedi, mi insultava. Mi minacciava perché non voleva che lo dicessi ai miei genitori”.