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Pd, Bruno Astorre: “So’ fascisti ma Casapound da imitare”. Poi la spiegazione su Facebook: “La mia era un’iperbole”

A riportare la frase choc del senatore, candidato alla segreteria dem della regione Lazio, il quotidiano online Tusciaweb. Nel ragionamento Astorre ha fatto riferimento anche ai diritti civili, definendoli "una roba da Parioli, non del popolo"

“Sò fascisti, è vero, ma dovremmo imitare Casapound per il loro modo di stare in mezzo alla gente”. Questa la frase che ha scatenato una bufera nel Pd. A pronunciarla, martedì sera a Viterbo, il senatore Bruno Astorre, candidato alla segreteria del partito nel Lazio che proprio ai congressi di circolo della Tuscia ha preso il 62% di consensi. Le sue parole hanno creato scalpore tra i membri del partito, tanto che il senatore ha deciso di scrivere un post di chiarimento.

“Il mio ragionamento è stato evidentemente più ampio e articolato e la mia iperbole su Casapound era da incorniciare con virgolette enormi”, ha scritto sulla sua pagina Facebook. Il ragionamento iperbolico, come riporta Tusciaweb, proseguiva con una spiegazione dell’affermazione. “Come diceva Ugo Sposetti i diritti civili sono roba da Parioli, non del popolo. E non aveva tutti i torti. La gente ha anche bisogno di sicurezza. Un tema che non possiamo lasciare solo alla Lega di Matteo Salvini. La sicurezza in casa propria e per strada è un problema che le persone sentono. In politica, sicurezza e lavoro devono essere gli argomenti principali. Trump negli Stati Uniti c’ha vinto le elezioni”, ha detto Astorre, salvo poi correggere il tiro sui social.

“Considero Casapound un’organizzazione nazi-fascista, che andrebbe chiusa e messa al bando perché è una fabbrica di odi, dall’antisemitismo alla xenofobia, in un brodo di sottocultura che si muove sulle paure sociali e sui disagi”, ha proseguito sul post intitolato ‘Facciamo chiarezza’. “Il Pd, come è stato denunciato da più parti in questi anni, ha dato troppo l’impressione di andare col cachemire e meno con le scarpe impolverate a fianco delle persone“, ha concluso il senatore.

Le sue parole non hanno lasciato indifferenti i compagni di partito. “Considero sbagliate le dichiarazioni del senatore Bruno Astorre riportate dal quotidiano Tusciaweb. A forza di essere subalterni agli argomenti della destra si finisce a parlare bene di Casapound – ha dichiarato Claudio Mancini, candidato anche lui alla segreteria del Pd nel Lazio – Non a caso i paesi più arretrati sui diritti civili sono anche quelli con maggiori disuguaglianze sociali. L’Italia, su questi temi, non vuole tornare indietro”.

Della stessa opinionel’ex ministro dell’Istruzione Beppe Fioroni. “Pensare che il Partito democratico possa avere qualcosa da imitare da Casapound per il modo di stare in mezzo alla gente, è fuori dalla realtà. Sfugge al senatore Astorre l’escalation di violenze, di minacce e di intimidazioni che a livello regionale e nazionale hanno caratterizzato questo movimento”, ha affermato l’ex deputato Pd. “A ottanta anni dalle leggi razziali banalizzare l’essere fascisti, con tutto quello che comporta, è grave. Lasciamo questi atteggiamenti a Salvini che vuole lucrare voti anche dall’estrema destra, noi siamo distinti e distanti. Le battaglie per i diritti civili hanno garantito il libero confronto e la libertà di espressione”, ha proseguito il politico, invitando poi il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, a intervenire. “Su questi temi mi colpisce il silenzio del presidente Zingaretti candidato alla segreteria nazionale del Pd, sponsor e sostenitore di Astorre. Il silenzio in questi casi, al di là dell’imbarazzo, non può esserci”, ha concluso.

Di idea diversa, invece, il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, che ha ricordato di non decontestualizzare la frase. “Il riferimento non era certo alle idee e ai metodi di Casapound, ma alla militanza quotidiana e alla vicinanza con le persone. Questi figuri hanno occupato uno spazio che una parte della sinistra ha colpevolmente lasciato vuoto da ormai troppo tempo. È lo spazio delle piazze, dell’attivismo, accanto alle persone che vivono bisogni quotidiani e chiedono risposte concrete”.