Ambiente & Veleni

Ospedale Bambin Gesù, la nuova palazzina a Palidoro rischia di essere un ecomostro: “È in una riserva naturale”

Il nuovo padiglione proposto dalla direttrice, Mariella Enoc, dovrebbe contenere 80 posti letto per le famiglie dei piccoli pazienti del presidio ospedaliero che sorge all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale romano, una delle più estese, che però il Comune di Fiumicino ha chiesto di declassificare come “area di continuità urbana” per permetterne il processo di trasformazione

Un palazzone di 5 piani, all’interno della Riserva naturale più estesa d’Italia e a meno di 300 metri dal mare. Con, a seguire, le relative opere di viabilità e urbanizzazione, comprese strade di collegamento e parcheggi. Una “riqualificazione urbanistica” secondo i proponenti. Detta così, ci sarebbe da inorridire, se non ci si fermasse a leggere la destinazione dell’edificazione: alloggi per le (tante) famiglie dei bimbi lungodegenti e sei nuove sale operatorie in uno dei più importanti ospedali pediatrici d’Europa, il Bambin Gesù. A quel punto, cambia tutto.

IL PROGETTO DEL NUOVO PADIGLIONE – Siamo a Marina di Palidoro, località a nord del Comune di Fiumicino, a una trentina di chilometri dalla Capitale. Qui il prossimo 5 novembre la conferenza dei servizi convocata dal sindaco Esterino Montino dovrà esprimersi sulla fattibilità del progetto di “allargamento” proposto dall’Ospedale Bambino Gesù di Palidoro, un tempo succursale periferica del ben più noto centro del Gianicolo, nel cuore di Roma, e divenuto negli anni presidio operativo autonomo di grande rilevanza in un territorio ormai abitatissimo. Il nosocomio pediatrico sorge all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale romano, ben 16.000 ettari di superficie, istituita dal Ministero dell’Ambiente 1996 per preservare la continuità fra spiagge, dune, campi agricoli e zone storico-archeologiche di altissimo valore. Il nuovo padiglione proposto dalla direttrice, Mariella Enoc, dovrebbe contenere 80 posti letto per le famiglie dei piccoli pazienti – tema molto sentito visto che l’ospedale è difficilissimo da raggiungere con le auto private e praticamente impossibile con i mezzi pubblici – e 6 sale operatorie, ma andrebbe a sorgere praticamente sulla spiaggia, cosa che ha scatenato l’allarme delle associazioni ambientaliste e di tutela del territorio.

IL DECLASSAMENTO DELLA RISERVA – Italia Nostra, in particolare, teme che il via libera al progetto così com’è possa rappresentare una sorta di cavallo di troia involontario per la “distruzione della Riserva”, tutelata a livello ministeriale come ribadito senza mezzi termini nel parere negativo fornito il 17 settembre scorso dalla direttrice della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, Margherita Eichberg. “L’area – scrive la soprintendente – e le sue adiacenze, fatta eccezione per la sola struttura ospedaliera, è caratterizzata da un contesto naturalistico integro, connotato da qualità panoramiche e continuità visiva – dalla costa verso il mare e viceversa – aspetti di pregio caratterizzanti il litorale circostante nella maggior parte del suo sviluppo”. Sembrano non pensarla così, invece, il Comune di Fiumicino e la Regione Lazio.

Dal progetto presentato dall’Ospedale, infatti, si apprende che il Comune aeroportuale ha chiesto all’Ente regionale di classificare l’area al punto 3b dei criteri di valutazione dei contributi dei Comuni per l’edificato esistente e per i servizi pubblici generale, voce che corrisponde alle “aree compromesse o di scarso valore e aree di continuità urbana”; richiesta che la Regione “ha accolto parzialmente”. Un ennesimo declassamento, dopo la retrocessione alla “zona 2” arrivato per decreto il 24 ottobre 2013, dove si parla di “unità di tipo urbano discontinuo in area di naturalità costiera, nel quale le caratteristiche morfologiche e geologiche dei terreni rendono compatibile il processo di trasformazione”. “E, a furia di declassare, si rischia di distruggere la riserva”, dicono le associazioni, che nelle scorse settimane avevano anche chiesto di considerare di “delocalizzare” il nuovo padiglione nella zona di Parco Leonardo, meglio servita dai mezzi pubblici e dove sorge una forte edificazione cui non hanno fatto seguito importanti vendite immobiliari.

PROVE DI DIALOGO CON LE ASSOCIAZIONI – Certo, l’ultima cosa che vorrebbe l’ospedale cattolico è creare un danno all’ambiente. “La nostra priorità è la cura dei bambini, l’accoglienza delle loro famiglie e il rispetto delle regole e dei vincoli”, fanno sapere a IlFattoQuotidiano.it fonti vicine a Mariella Enoc. “La direttrice – dicono ancora dal Bambin Gesù – ha sin da subito iniziato un proficuo dialogo con le associazioni per tutelare al meglio la Riserva”. L’edificio, che inizialmente doveva elevarsi su 6 livelli, è già stato portato a 5, anche se secondo la Soprintendenza non sarebbe dovuto andare oltre i 2-3 piani. La direzione dell’ospedale proporrà alle associazioni di occuparsi, attraverso lo stanziamento di risorse, della fruibilità della parte di litorale occupato e di realizzare strutture a “impatto ambientale minimo”, facendosi da garante anche per le opere collaterali che dovrà realizzare il Comune di Fiumicino. “Siamo disponibili al dialogo – ha assicurato Ebe Giacometti, referente di Italia Nostra – e sensibili alle esigenze dei piccoli pazienti. È un tema delicato su cui non si possono fare le barricate, ma dall’altro lato la Riserva va preservata con tutto l’impegno necessario”. Anche perché trasformare una “infrastruttura meritoria” in un “eco-mostro” non e’ poi così difficile.