Tecnologia

Avete cancellato un’app dallo smartphone? Non ve ne siete liberati, può ancora tracciarvi!

L'applicazione non mi serve o non mi piace più e così la rimuovo dallo smartphone. Oggi scopriamo che non basta disinstallarla per evitare di essere tracciati a nostra insaputa. Nessuno finora ha usato strumenti estremi, ma è meglio tutelarsi. Vi spieghiamo come.

Installare un’applicazione sullo smartphone, poi disinstallarla, è ordinaria amministrazione. Non importa perché l’avete rimossa, quello che conta – e che forse non sapete – è che la sua cancellazione potrebbe non mettervi al riparo dalla pubblicità che prima vi arrivava tramite la stessa app. Alcuni servizi continuano a essere silenziosamente attivi e permettono di continuare a tracciare le attività dell’utente “infedele”.

È bene sapere che ci sono servizi fatti apposta per questo scopo, e che per fortuna c’è un modo per difendersi. Partendo dall’inizio, i servizi in questione si chiamano Uninstall Tracker e sono erogati da diverse aziende che vendono agli sviluppatori pacchetti ad hoc. Contengono strumenti studiati per capire come reagiscono le persone davanti all’aggiornamento di un’app. Quasi ogni giorno ricevete notifiche della disponibilità di aggiornamenti, e ormai saprete che a volte l’upgrade risolve problemi, altre li crea. Per uno sviluppatore è importante sapere qual è la reazione degli utenti, quindi lo strumento di per sé ha un’utilità pratica.

Disintallazione di un’app. Foto: Depositphotos

 

Questi “pacchetti” tuttavia contengono anche un codice per il tracciamento, che sarebbe in grado di aggirare le limitazioni imposte da iOS e Android. Bloomberg spiega in un lungo articolo che tutto è da ricondurre all’ID pubblicitario, uno strumento che permette di identificare un dispositivo in maniera univoca a fini pubblicitari, come suggerisce il nome.

Quello che accade all’atto pratico è che questi software sfruttano la funzione di notifiche silenziose del sistema operativo. Voi non ve ne accorgete, ma a intervalli regolari viene eseguito il “ping” delle app installate. Una sorta di invio di un segnale di controllo, a cui l’app risponde a sua volta con un segnale, per confermare che esiste. Se l’app non risponde, è verosimile pensare che sia stata disinstallata, quindi il tracker ne prende nota associando l’ID pubblicitario del dispositivo.

Foto: Depositphotos

 

È a questo punto che l’ID potrebbe essere usato per proporre annunci specifici e, peggio ancora, profilare gli utenti. Che cosa significa? Che potreste essere bombardati di pubblicità per spingervi a reinstallare l’app. Oppure che se avete disinstallato un’app per il controllo della fertilità forse siete diventati genitori: potrebbero arrivarvi messaggi pubblicitari con prodotti per neonati.

C’è da dire che non è il caso di strapparsi i capelli per la disperazione, perché al momento non risulta che qualcuno abbia usato questi strumenti per “perseguitare” gli utenti. Se non vi sentite tranquilli, comunque, c’è un modo per resettare l’ID pubblicitario, premesso tuttavia che l’azione che andate a fare non è definitiva, quindi andrebbe ripetuta periodicamente.

Su Android la procedura da seguire prevede di entrare nelle Impostazioni, cercare “Google” quindi selezionare la voce “Annunci” e successivamente quella “Reimposta ID Pubblicità”. Su iPhone e iPad bisogna seguire il percorso “Impostazioni/Privacy/Pubblicità” e selezionare la voce “Ripristina ID pubblicitario”.

Una procedura più che altro precauzionale. Tutta questa vicenda ci insegna però una cosa: sappiamo poco degli strumenti tecnologici che maneggiamo ogni giorno, quindi la cautela non è mai troppa, così come la prudenza nel condividere informazioni che ci riguardano.