Società

Negozi etnici, la guerra di Salvini al nemico immaginario comincia ad avere risvolti drammatici

Ma esattamente, per Salvini, cosa fa diventare un supermercatino che vende prodotti tipici dell’Africa o dell’Asia un ricettacolo di ubriaconi e casinisti? È solo il fatto che stanno aperti oltre le 9 di sera? O è perché gestiti da stranieri a provocare allarme pubblico? Non si capisce bene il motivo che spinge il governo ad aver emendato un articolo del decreto sicurezza creando una normativa che prevede la chiusura di tutti i “negozi etnici” entro lo scoccare delle 21, a causa del rischio sociale che provocherebbero. Perché se parliamo di morti ammazzati, ubriaconi e quiete disturbata allora dovremmo far chiudere le discoteche che, sicuramente, di morti ammazzati, risse e ubriaconi incalliti ne hanno prodotti molti di più rispetto a supermercatino gestito da bengalesi a Milano.

E’ un dato di fatto. Come è un dato di fatto che la lotta senza quartiere al nemico immaginario, quello colpevole di rubarci ogni cosa – anche il lampadario, per citare il Povia -, comincia ad avere dei risvolti ironici (con questo emendamento di Salvini) e drammatici, guardando al fatto che a Lodi duecento bambini – bambini! – stranieri non hanno accesso alla mensa scolastica e allo scuola bus perché i genitori non riescono a produrre documenti che attestino di essere nulla tenenti o di avere proprietà nei Paesi di origine. Questo a causa di un regolamento voluto dal neo sindaco leghista, Sara Casanova, e avvallato da Attilio Fontana, presidente della Lombardia, che qualche tempo fa parlava di “razza” a rischio di estinzione.

Che siano oggi degli imprenditori stranieri a pagare un prezzo, economico, a causa della lotta senza quartiere di questo governo contro l’immigrato non è sicuramente accettabile. Ma che dei bambini vengano privati e relegati a mangiare in stanze separate dai loro coetanei è inaccettabile. Almeno su questo ultimo punto, tutti, dovremmo essere d’accordo. Leghisti compresi.