Cronaca

Protesta operai Fca, Prc denuncia: “Colpiti da Daspo per essere saliti su un tetto”

I lavoratori sono saliti in cima al I municipio di Roma per protestare contro il loro licenziamento. Poi sono stati portati in commissariato e raggiunti dal provvedimento, secondo quanto rivela Rifondazione comunista: "Grazie ai decreti di Minniti e Salvini vengono trattati come violenti pericolosi e per due anni non potranno entrare nella Capitale"

Gli operai della Fca di Pomigliano d’Arco che giovedì sono saliti sul tetto della sede del I municipio di Roma per protestare contro il licenziamento, “grazie ai decreti di Minniti e Salvini vengono trattati come violenti pericolosi e per due anni non potranno entrare a Roma”. La denuncia arriva da Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione comunista, e Giovanni Russo Spena, responsabile diritti e democrazia del partito.  “Massima solidarietà a Mimmo Mignano, Massimo Napolitano e Antonio Barbati, i compagni di Pomigliano che oggi sono stati fermati a Roma, portati in commissariato e poi oggetto di un Daspo di 2 anni”, si legge nel comunicato del Prc. “Ormai è vietato pure salire sui tetti per protestare contro i licenziamenti”, scrivono Acerbo e Spena.

Gli operai hanno protestato contro il licenziamento di cinque lavoratori che nel 2014 avevano inscenato il funerale dell’ad Sergio Marchionne davanti ai cancelli dello stabilimento di Pomigliano. Uno dei manifestanti è Mimmo Mignano, tra i licenziati, che lo scorso 6 giugno aveva minacciato di darsi fuoco sotto la casa del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, per chiedere il suo intervento. “Gli operai hanno calato uno striscione dalla scritta: “Fiat, Di Maio tu dove stai?”. “Il ministro era venuto anche a trovarmi in ospedale a Nola, ma sono 5 mesi che non abbiamo notizie sulla nostra situazione”, ha detto giovedì Mignano.

Venerdì, raccontano Acerbo e Spena, gli operai sono stati portati in commissariato e poi raggiunti da Daspo. “Siamo di fronte a una vergognosa criminalizzazione della protesta sociale”, si legge nella nota. “Al licenziamento di rappresaglia deciso da Marchionne ora si aggiunge la violenza istituzionale di una politica che – col Pd come con i gialloverdi – punta a impedire l’espressione del conflitto sociale”. “Questa vicenda chiarisce che i decreti Minniti e Salvini non sono puntati solo contro gli immigrati ma contro le libertà e i diritti di tutti“, sostiene Rifondazione comunista. “La circolare di Salvini alle questure non serve a combattere la criminalità organizzata ma i cittadini che protestano“, e “grazie all’accordo Raggi-Salvini, Roma è diventata la capitale degli sgomberi e della repressione“, concludono Acerbo e Spena.