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Migranti e reddito, la Cei contro governo: “Dl Salvini è penalizzante. Attenti a false promesse, viene prima il lavoro”

Al presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, ha subito risposto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, da Tunisi: "A me fa piacere che ci sia tanta gente in Vaticano e no che si occupa di chi sbarca in Italia, ma il mio stipendio è pagato da 60 milioni di italiani che vogliono vivere tranquilli in casa loro"

Un decreto “molto restrittivo nei confronti dei migranti” e un reddito di cittadinanza “che è una cosa buona, ma attenti al debito pubblico, meglio creare lavoro“. La Conferenza episcopale italiana (Cei) non risparmia le critiche al governo a guida M5S-Lega e si concentra in particolar modo sul decreto sicurezza, ribattezzato “decreto Salvini”, e i progetti pentastellati sul reddito di cittadinanza. La risposta del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, non si fa attendere, e da Tunisi dichiara: “A me fa piacere che ci sia tanta gente in Vaticano e no che si occupa di chi sbarca in Italia, ma il mio stipendio è pagato da 60 milioni di italiani che vogliono vivere tranquilli in casa loro”.

Dl Salvini, “preoccupanti le espulsioni senza condanna definitiva”
“Mi preoccupa l’abrogazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari e anche la loro riduzione perché in questo modo si rischia di esporre tante persone a un futuro incerto. Mi preoccupa anche l’espulsione legata anche al primo grado di condanna. Scelta non proprio in linea con la Costituzione“, ha esordito il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, esprimendo le sue perplessità nel corso di una conferenza stampa al termine del Consiglio permanente dei vescovi.

Il presidente della Cei ha quindi auspicato dei “ripensamenti” da parte del governo, spiegando che “un decreto legge dovrebbe fronteggiare un periodo di emergenza e, per quello che ho letto, il decreto abolisce i permessi per motivi umanitari. In sostanza, si toglierebbe a prefetti e giudici quella discrezionalità sulla protezione umanitaria. Il decreto poi aumenta il numero dei reati per il diniego della protezione. A noi interessano la solidarietà e l’integrazione anche se ci vogliono criteri, come ha precisato anche il Papa”.

Poi Bassetti, citando Bergoglio, lancia un appello all’Europa: “Il Papa ha detto che l’accoglienza è un conto, l’integrazione è importante ma serve poi un discernimento a livello d’Europa. Si tratta di capire di quante persone può farsi carico ogni Stato, anche se non in modo indiscriminato. Però, nel momento in cui accolgo, mi impegno e do la cittadinanza”.

Alle parole del porporato risponde Matteo Salvini dalla sua trasferta in Tunisia, dove ha incontrato i membri del governo del Paese nordafricano e con i quali ha parlato anche di futuri accordi su migrazione e rimpatri. “A me fa piacere che ci sia tanta gente in Vaticano e no che si occupa di chi sbarca in Italia, ma il mio stipendio è pagato da 60 milioni di italiani che vogliono vivere tranquilli in casa loro. Meno immigrazione clandestina significa più sicurezza per gli italiani”, ha dichiarato il vicepremier. Poi ha aggiunto: “Noi vogliamo garantire un futuro sereno in Italia a chi scappa davvero dalla guerra, sono una minoranza di quelli che arrivano, ma vogliamo dichiarare guerra agli scafisti, agli schiavisti e ai trafficanti di essere umani. Da 100mila sbarchi dell’anno scorso siamo scesi a 20mila: vuol dire più garanzie per i pochi profughi veri e più sicurezza per gli italiani”.

Reddito di cittadinanza, “cosa buona, ma più importante garantire il lavoro”
Bassetti ha poi risposto anche alle domande riguardanti i piani del governo per far fronte alla povertà nel Paese, soffermandosi soprattutto sulla proposta Cinque Stelle di un reddito di cittadinanza: “Il reddito di cittadinanza? Quando uno fa delle cose buone non posso parlarne male, ma non ci si può fermare lì senza rimettere in moto la macchina del lavoro. Certo, se quello muore di fame, gli servirà. Certo, se portano tutte le pensioni a 700 euro… però bisogna stare anche attenti a non incrementare troppo il debito pubblico. Nel breve termine, magari, potremmo ricavarne un vantaggio, ma poi chi lo paga questo debito, i nostri figli?”.

E proprio riguardo al lavoro, la Cei ha voluto lanciare un messaggio al governo: non bastano le promesse, servono provvedimenti seri e concreti. “Noi guardiamo alla sofferenza acuta di tanti giovani privi di lavoro o alle prese con occupazioni occasionali, prive di alcuna sicurezza. Il lavoro che manca rimane una piaga che angoscia, spoglia il Paese del suo futuro, peggiora le condizioni delle famiglie e aumenta le disuguaglianze sociali. I responsabili della cosa pubblica non si accontentino di mettere in fila promesse o dichiarazioni falsamente rassicuranti”, ha concluso Bassetti.