Ambiente & Veleni

Veneto, lupo ucciso con un colpo di fucile. Ma la caccia è vietata

Puntuale la polemica tra allevatori e agricoltori che chiedono l'autorizzazione all'uccisione programmata per evitare razzie e danni, sostenuti dalla giunta regionale di centro-destra, e animalisti che si oppongono, appoggiati dall'opposizione. Sulla linea dei primi, il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti (Lega): “I danni creati dai grandi predatori hanno portato all'esasperazione”

Non è un abbattimento controllato, ma una uccisione premeditata. Un giovane adulto di lupo è stato ammazzato nella campagna veronese, colpito al collo con un fucile caricato a pallettoni. È stato trovato da un agricoltore della zona e la carcassa è stata trasportata nella sede veronese dell’Istituto zooprofilattico per l’autopsia che dovrà accertare le cause del decesso. Il lupo, che pesava una quarantina di chili, è il primo esemplare della specie ucciso in Veneto. Ma la caccia al lupo è vietata, si tratta di una specie protetta, anche se da tempo gli allevatori chiedono che venga autorizzata quella programmata, per ridurre le razzie e i danni agli allevamenti.

Puntuale, è scattata la polemica politica. In Veneto giace una proposta di legge del capogruppo leghista Nicola Finco che prevede gli abbattimenti per difendere gli allevatori e prevenire le continue razzie di greggi. L’assessore regionale all’Agricoltura, Giuseppe Pan, ha accusato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che si è sempre detto contrario a qualsiasi forma di caccia al lupo: “Il protrarsi delle non decisioni in sede nazionale ed europea – ha dichiarato Pan – non fa che esasperare gli animi. Non posso non mettere in connessione questo grave episodio con l’alto clima di tensione che si è venuto a creare nella aree montane del Veneto, tradizionalmente vocate alla pastorizia e all’allevamento, di fronte al proliferare incontrollato del lupo. Purtroppo lo status di protezione totale e di intoccabilità del lupo, sancito dalla legislazione europea e nazionale, mette in crisi l’equilibrio ecologico tra prede e predatori”.

Ad accusare la Regione, dopo l’uccisione del lupo che è avvenuta a Roverè Veronese, all’esterno del Parco della Lessinia, sono, invece, gli animalisti e i partiti di opposizione alla giunta di centrodestra. Probabilmente l’autore è un cacciatore che si è trovato di fronte l’animale e non si è fatto scrupolo a sparare. Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd ha dichiarato: “Era solo questione di tempo, la Regione è totalmente assente sul fronte della gestione del lupo e spero adesso abbia almeno la decenza di costituirsi parte civile nell’eventuale processo all’autore del gesto”. Massimo Vitturi, responsabile LAV Animali Selvatici: “Se davvero il lupo fosse stato ucciso con un comune fucile, sarebbe maggiore la difficoltà nel rintracciare l’autore di questo gesto ignobile”. E ha aggiunto: “Questo è l’ultimo di una lunga serie di atti di bracconaggio, certamente un gesto individuale ignobile, ma anche il prodotto di comportamenti politici errati, come i vari tentativi di derogare al divieto assoluto di uccisione, uno tra tutti il progetto di Legge regionale della maggioranza, o il lungo iter di approvazione, non ancora concluso, di un Piano lupi che potrebbe reintrodurre la possibilità di uccidere questi animali”.

Attualmente in Veneto i lupi sono circa una quarantina. Sulla linea degli allevatori, il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti (Lega): “I danni creati dai grandi predatori hanno portato all’esasperazione”. Idem per il capogruppo FdI, Sergio Berlato, da sempre vicino ai cacciatori: “Essi non sono interessati ai lupi. Il piano nazionale di gestione va approvato per impedire che la gente esasperata si difenda da sola”.