Scienza

Scoperto il gene che segnala alle piante che è il momento di fiorire e che potrà servire su Marte

Questo il risultato della ricerca dell’Università di Washington pubblicata sulla rivista Nature Plants, che ha individuato il responsabile di questo comportamento inaspettato in un gene chiamato FT. I risultati aiuteranno sia le coltivazioni sulla Terra sia quelle nelle future serre marziane

Una sveglia genetica ogni mattina segnala alle pianta che è il momento di fiorire. Questo il risultato della ricerca dell’Università di Washington pubblicata sulla rivista Nature Plants, che ha individuato il responsabile di questo comportamento inaspettato in un gene chiamato FT. L’esperimento è stato condotto sulla più diffusa pianta da laboratorio, la Arabidopsis thaliana, e i risultati aiuteranno sia le coltivazioni sulla Terra sia quelle nelle future serre marziane.

Una delle decisioni più importanti che le piante devono prendere ogni anno è capire quando è arrivato il momento di produrre i fiori: infatti questi ultimi danno lo stop alla crescita vegetativa e sono un investimento molto dispendioso dal punto di vista energetico. I ricercatori guidati da Young Hun Song e Akane Kubota hanno scoperto che il gene FT, già conosciuto come uno dei fattori chiave per la produzione di fiori, ha un picco di attività ogni mattina, portando la pianta a fiorire prima.

“Pensiamo di aver capito perché questo picco di attività non è mai stato notato prima”, commenta Takato Imaizumi, uno degli autori dello studio: le ricerche precedenti erano state condotte su piante cresciute in laboratorio con luce fluorescente, mentre in questo caso sono state coltivate all’aperto. Quando i ricercatori hanno aggiunto alle piante cresciute al chiuso una lampada per imitare meglio la luce naturale e hanno aumentato un po’ la temperatura, anch’esse hanno manifestato il picco di attività mattutino. La scoperta costituisce un’opportunità di rivedere e modificare il modo in cui vengono coltivate le piante nei laboratori o anche nelle serre marziane del futuro, per riprodurre più fedelmente le condizioni naturali.

L’abstract su Nature