Politica

Servizi segreti, i cambi annunciati ancora non arrivano: il toto nomi per Aise e Dis

Altra fumata nera per scegliere i sostituti di Alessandro Pansa e Alberto Manenti. Nonostante il turn over ai vertici dell'intelligence sia stato anticipato già due settimane fa, il Consiglio dei ministri (senza Conte) non ha discusso la questione

Si è parlato del nuovo ddl Anticorruzione ma non delle nomine sui servizi segreti. E così il cambio dei vertici del Dipartimento informazioni per la sicurezza e dell’Agenzia informazione e sicurezza esterna è rinviato. Anche durante il Consiglio dei ministri di lunedì, infatti, l’esecutivo non ha affrontato il nodo relativo ai vertici di Aise e Dis. Nonostante già due settimane fa fosse stata anticipata – dalle pagine del Fatto Quotidiano –  la rimozione di Alessandro Pansa e Alberto Manenti, rispettivamente alla guida del Dis e dell’Aise. A volere azzerare i  vertici dei servizi è Matteo Salvini, che in questo modo vuole lanciare un messaggio di discontinuità con il governo precedente. Pansa e Manenti, infatti, erano stati prorogati da Paolo Gentiloni per dodici mesi nel marzo del 2018, cioè subito dopo le politiche. Il loro mandato scadrà nell’aprile del 2019 ma il ministro dell’Interno preme da alcune settimane per sostituirli prima.

Una scelta irrituale ma in un certo senso prevedibile. I cambi al vertice dei servizi, però – fanno notare gli addetti ai lavori – di solito arrivano senza annunci. Soprattutto quando il turn over non si rende necessario per la scadenza naturale del mandato. È accaduto così, per esempio, nel 2010 quando il generale Adriano Santini aveva preso il posto di numero dell’Aise dell’ammiraglio Bruno Branciforte, promosso capo di stato maggiore della Marina. Un cambio evidentemente inatteso visto che i giornali dell’epoca parlavano di avvicendamento deciso dal Consiglio dei ministri avvenuto nella più totale serenità. Nel febbraio 2014, invece, il prefetto Paolo Scarpis aveva retto l’interim per due mesi quando era scaduto il mandato di Santini e il governo di Matteo Renzi – appena insediatosi – aveva preso qualche settimana di tempo prima di nominare lo stesso Manenti. Nel 2012 al Dis, che è l’organismo di coordiamento dei due servizi segreti, Giampiero Massolo aveva sostituito Gianni De Gennaro nel giorno in cui l’ex capo della Dia era stato nominato sottosegretario del governo di Mario Monti. Quattro anni dopo al posto di Massolo era arrivato dallo stesso Pansa. Che adesso viene indicato come possibile sottosegretario con delega ai servizi del premier Giuseppe Conte. Il cambio ai vertici dell’intelligence non è arrivato anche per questo motivo: Conte – che ha tenuto per sè la delega agli 007 – era assente all’ultimo Cdm. Il presidente del consiglio nutre stima per Pansa – che appunto vuole portare a Palazzo Chigi – e mentre ha prorogato per due anni il mandato di Mario Parente al vertice dell’Aisi, l’agenzia per la sicurezza interna.

E visto che le nuove nomine – seppur annunciate – ancora non arrivano, si è scatenato il toto nomi sui nuovi vertici delle “barbe finte“. Viene accostata al Dis Elisabetta Belloni, segretario generale del ministero degli Esteri, che però fu scelta dall’allora ministro Paolo Gentiloni. Che da premier nominò anche Fabrizio Caputo vice dell’Aise. sembra dunque improbabile che proprio lui raccolta il testimone di Manenti. Un altro numero due di Manenti è Luciano Carta, finanziere preparato e molto stimato sin dai tempi di Mani Pulite che però sarebbe la prima scelta al vertice delle Fiamme Gialle. Il nome perfetto sembrerebbe quello di Giovanni Caravelli, per almeno due motivi: gode della stima del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta; ha seguito personalmente tutta la questione libica. Con i tempi che corrono non è poco.