Giustizia & Impunità

Brescia, scarcerato il comandante Paraga: era stato condannato a 20 anni per l’omicidio di 3 volontari italiani in Bosnia

L'ex militare Hanefija Prijic è subito volato a Sarajevo. Lo scorso 11 maggio, la Cassazione aveva confermato la condanna a 20 anni di reclusione: Paraga ne aveva già scontati 13 e, tra indulto e scarcerazione anticipata, è già tornato in libertà. I familiari dei tre volontari italiani: "Eravamo preparati, aveva capito già dal processo che sarebbe tornato presto libero"

Il comandante Paraga è tornato in libertà. Hanefija Prijic, bosniaco, 53 anni, accusato e poi condannato per il massacro di Gorni Vakuf, in Bosnia, avvenuto il 29 maggio del 1993 in cui persero la vita i volontari Fabio Moreni, Guido Puletti Sergio Lana, è uscito dal carcere di Brescia martedì mattina. Diretto all’aeroporto, atterrerà a Sarajevo.

La scarcerazione dal penitenziario di Brescia è avvenuta alle 10,50 a bordo di un blindato. Lo scorso 11 maggio, la Cassazione aveva confermato la condanna a 20 anni di reclusione, emessa a fine settembre dalla Corte d’Assise d’Appello di Brescia (in appello era stato ridimensionato l’ergastolo comminato nel primo grado di giudizio). Paraga aveva già scontato 13 anni in patria. Sommando questo periodo a quello passato nelle galere italiane, e beneficiando dell’indulto e della scarcerazione anticipata, l’ex capo delle milizie paramiliari bosniache ha terminato di scontare il debito con la giustizia.

I tre volontari uccisi nel massacro ordinato da Paraga nel periodo della guerra in Bosnia – il cremonese Moreni e i bresciani Puletti e Lana – si stavano recando nei Balcani per portare sostegno e aiuti alle popolazioni flagellate dal conflitto civile. “Eravamo preparati alla scarcerazione – commenta a Ilfattoquotidiano.it Gianluca Arata, cugino di Fabio Moreni – L’andamento del processo aveva già lasciato intendere che sarebbe stato scarcerato”. L’atteggiamento seguito dalla famiglia Moreni, in primis dalla mamma di Fabio già all’indomani della strage, è stato quello di concedere il “perdono cristiano”. La signora Moreni, spiega Arata, “si era da subito dichiarata disposta a perdonare chiunque avesse ucciso suo figlio”. Solo in seguito saltò fuori il nome di Paraga. Arata non smette da allora di portare avanti i valori e gli ideali cari a Fabio – come l’altruismo che “lui portava avanti silenziosamente” – attraverso la Fondazione che porta il suo nome.

“Era un eccellente studente: si è laureato a 21 anni”. Uno studente pronto ad aiutare il prossimo. Moreni, infatti, quel giorno di 25 anni fa, stava portando in Bosnia cibo e medicine per i bisognosi. Era stato proprio lui il primo ad intuire le intenzioni dei soldati che avevano fermato il convoglio umanitario. Ai compagni aveva gridato: “Qui ci ammazzano tutti”. I tre volontari avevano tentato la fuga ma soldati avevano fatto fuoco, colpendoli più volte.

Paraga era stato arrestato in Germania nell’ottobre 2015 e poi estradato in Italia due mesi più tardi. Diversi i reati di cui doveva rispondere, tra cui omicidio, tentato omicidio, rapina e sequestro di persona. Nelle 72 pagine di motivazioni della sentenza di secondo grado, i giudici hanno scritto come fosse “indiscutibile la responsabilità penale dell’imputato”. Paraga si è sempre proclamato innocente. Insieme a Moreni, Lana e Puletti, nella spedizione umanitaria c’erano anche Agostino Zanotti e Cristian Penocchio, questi ultimi sopravvissuti perché riuscirono a scappare nei boschi. “Il dato significativo è che Paraga è stato condannato – commenta oggi Zanotti – Sul piano giudiziario l’iter era previsto. Sul piano umano c’è ancora una domanda alla quale va data una riposta: “Perché Fabio, Sergio e Guido sono stati uccisi?”.