Cronaca

Palermo, la vittima dei truffatori: “Ho quasi perso i sensi dal dolore”. E spunta un tariffario delle violenze

Il racconto di Giuseppe Pennino: "Ho messo il braccio tra due mattoni, mi hanno colpito con un corpo contundente". A dicembre 2017 si era presentato al pronto soccorso dicendo di esser stato travolto da un auto. Francesca Calvaruso spiega: "Mi hanno offerto 300 euro per un arto rotto, 800 per braccio e gamba: più ossa mi facevo rompere più guadagnavo"

“In quei momenti ho sentito un fortissimo dolore al punto che ho perso quasi i sensi”: è quanto ha confessato una delle vittime delle due organizzazioni scoperte dalla Polizia a Palermo che mutilavano gli arti ai malcapitati per poi simulare incidenti stradali e truffare le assicurazioni. I pm di Palermo Alfredo Gagliardi e Daniele Sanzone e il procuratore aggiunto Salvatore De Luca che hanno disposto il fermo per undici persone, parlano di violenze “spaventose” e le testimonianze delle vittime sembrano confermare. Persone in gravi difficoltà economiche truffate con la promessa di soldi. Guadagni che aumentavano a seconda del numero di arti fratturati, seguendo un tariffario offerto dalle organizzazioni.

“Mi hanno fatto mettere in ginocchio e dopo aver messo il ghiaccio ho messo prima il braccio sinistro tra due mattoni e dopo avermi fatto girare la faccia per non guardare, mi hanno colpito con un corpo contundente“, racconta Giuseppe Pennino. Il 5 dicembre 2017 si era presentato al pronto soccorso dell’Ospedale Buccheri dicendo di essersi fratturato entrambe le braccia in un incidente con un’auto mentre era in motorino, nel quartiere di Brancaccio. Una ricostruzione che non è risultata convincente agli occhi dei medici e così, messo alle strette dagli investigatori, Pennino – che aveva seri problemi economici ed era senza lavoro – ha confessato l’accaduto.

La frattura alle braccia gli era stata procurata dagli organizzatori della truffa: “Mi hanno fatto poggiare anche l’altro braccio e dopo avermi fatto nuovamente girare lo sguardo mi hanno colpito violentemente“. Pennino ha confessato di essere stato avvicinato da uno dei membri dell’organizzazione qualche giorno prima. “Il mio compenso sarebbe stato di mille euro subito ed il 30% di quanto liquidato dall’assicurazione, lasciandomi intendere che la mia parcella finale sarebbe stata di circa 30mila euro“. Compenso che in realtà l’uomo non ha mai ricevuto.

È però un’altra vittima, Francesca Calvaruso, anche lei consenziente, a spiegare agli inquirenti il tariffario che le organizzazioni offrivano ai malcapitati. L’uomo che l’ha avvicinata – che si faceva chiamare “l’Ortopedico” – “ha spiegato che se fossi stata disposta a farmi rompere un solo arto avrei potuto riscuotere subito 300 euro“, mentre se “mi fossi fatta rompere un braccio e una gamba avrei potuto incassare 800 euro”. Mille, invece, per la rottura di tutti gli arti: il principio era semplice, “più ossa mi facevo rompere maggiore sarebbe stato il guadagno per me… inoltre avrei avuto diritto al 30% del premio totale versato dall’assicurazione”.