Politica

Pd, Zingaretti: “Presuntuoso ironizzare su piattaforma Rousseau, quando noi non abbiamo potenza nella rete”

Pd? Ci sono alcune cose che palesemente dobbiamo cambiare. E la prima cosa da fare è utilizzare in modo intelligente la rete, anche chiedendo a tutti i nostri elettori per iscritto, 20 righe, o con un video di un minuto, quale è l’Italia nuova che si vuole costruire”. Sono le parole del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, in occasione della festa del Pd di Villalunga di Casalgrande. Diverse le staffilate rifilate dal politico dem ai suoi compagni di partito: “È palese che se un video di Di Maio che mette in rete, quello sull’aereo, fa 12 milioni di ascolto e noi passiamo il tempo a ironizzare sulla piattaforma Rousseau e a criticarla, ma non abbiamo questa potenza di stare nella rete, vuol dire che noi siamo stati presuntuosi. È giusto avere un partito radicato nei territori come il Pd” – continua – “ma se c’è la rete dobbiamo diventare i migliori e i più bravi anche nella battaglia delle idee sulla rete. Altrimenti io mi vedo davanti un film brutto. Vi ricordate quando Silvio Berlusconi si presentò alla politica italiana con la videocassetta e noi lo dileggiavamo parlando di “partito di plastica”? Poi ha governato per 22 anni quel signore. E noi questo non dobbiamo permetterlo”. E aggiunge: “Quindi, il il primo punto del nuovo Pd è aprire con coraggio e lealtà una sfida per rinnovare il nostro modo di essere. In caso contrario, verremo percepiti dagli italiani come un partito debole con correnti troppo forti e con un arcipelago di identità. E gli italiani invece vogliono parlare con un grande soggetto collettivo. Forse ci metteremo due o tre anni, ma io voglio combattere nelle strade e nelle piazze, ma anche nella rete”.

Riguardo al futuro del Pd, Zingaretti auspica un congresso in cui si discuta e non si litighi: “Dobbiamo distruggere questa idea maledetta che discutere significhi litigare. E dobbiamo distruggere questa idea maledetta secondo cui sia più importante non discutere delle idee di qualcuno, ma criticare la persona che esprime quelle idee che non condividi. E’ una cosa che ha logorato la nostra cultura politica e che abbiamo mutuato nel nostro dibattito interno e non certo negli ultimi 3 anni, ma almeno da 10 anni. Il problema più grave del Pd è la fragilità della sua percezione di comunità. Gli italiani devono vedere che noi siamo preoccupati non delle poltrone che abbiamo perso, ma della deriva drammatica che sta prendendo l’Italia con questi incapaci al governo da tre mesi”.

E spiega: “In una intervista a Repubblica ho detto che sarei stato disponibile a candidarmi alla segreteria del Pd. E sapete perché? Perché ho visto un rischio enorme, e cioè l’alternanza di due posizioni che non condividevo. La prima era quella di chi diceva che non era successo niente, e non è vero perché negli ultimi dieci anni abbiamo perso il 50% dei voti. Dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia il mostro che è stato il giudizio del popolo italiano su di noi, perché il problema non è cadere, ma è la mancata capacità di rialzarsi. Il problema non è il 4 marzo, come non lo è stato il 4 dicembre, Il problema è stato il 6, l’8, il 12 dicembre e non avere avuto il coraggio di guardare in faccia la realtà”. Poi sottolinea: “Sono furioso con chi dice che il Pd è morto, non serve a niente, va sciolto e dobbiamo fare un altro partito. No, non è così, è troppo semplice e troppo furbo. Ogni volta che prendiamo una botta diciamo che va cambiato tutto, va cambiato il nome, senza capire niente nella sostanza. Noi non dobbiamo fare un congresso di caccia alle streghe, né trasformare il congresso in un processo. Tuttavia” – prosegue – “dobbiamo prendere atto che una stagione politica si è chiusa, perché quando perdi il referendum, le politiche, le amministrative, devi capire che l’Italia ti ha dato un segnale. E tutti devono essere coprotagonisti della fase che si va ad aprire, perché se qualcuno pensa che dividendosi si è più forti, vuol dire che si mettono davanti gli interessi personali rispetto alla propria comunità politica. Perché ha sbagliato chi se ne è andato via dal Pd, ma anche chi ha gioito perché qualcuno se ne è andato dal Pd. E quindi noi dobbiamo rimanere uniti e affrontare in modo intelligente le cose che non vanno”.