Cronaca

Bologna, polemica tra la leghista Borgonzoni e il sindaco Pd Merola per la possibile apertura di una moschea

Dopo la delibera di permuta immobiliare con cui il Comune cede per 99 anni, con un’opzione di eventuale futuro acquisto, l’uso dell’attuale sede del Centro di cultura islamica di via Pallavicini, la sottosegretaria e consigliera attacca: "Mossa inaccettabile". La replica: "Permettere la libertà di culto è fare integrazione"

Basta la prospettiva della possibile apertura di una nuova moschea a Bologna per scatenare la polemica politica tra la sottosegretaria alla cultura Lucia Borgonzoni, nella sua veste di consigliera leghista, e il sindaco Pd Virginio Merola. Il casus belli è la delibera di permuta immobiliare con cui il Comune cede per 99 anni, con un’opzione di eventuale futuro acquisto, l’uso dell’attuale sede del Centro di cultura islamica di via Pallavicini. “E’ inaccettabile questa mossa dell’amministrazione, che fa tutto senza avvisare nessuno, con il solito stile fatto di sotterfugi“, ha attaccato Borgonzoni. La replica del primo cittadino: “Una delibera di Giunta che deve essere votata dal Consiglio comunale è l’esatto contrario di un sotterfugio. Permettere la libertà di culto, senza soldi pubblici, è fare integrazione e costruire la convivenza tra i fedeli di ogni religione”.

La delibera approvata dalla giunta prevede una permuta dal valore di 305mila euro che consentirà, una volta approvata dal Consiglio comunale, all’Ente di gestione dei beni islamici in Italia di diventare il titolare del diritto di superficie per 99 anni del complesso immobiliare di via Pallavicini 13, sede del centro di cultura islamica. In cambio, alla pari, il Comune acquisisce un’area di 6.587 metri in viale Felsina, di proprietà dell’Ente cui fanno capo i beni immobili adibiti a centri islamici. Il centro di cultura islamica che dal 2003 ha sede in via Pallavicini darà presto il via a nuovi lavori di ristrutturazione. L’idea è di ristrutturare il centro, spiega il coordinatore delle comunità islamiche di Bologna Yassine Lafram, “per avere un posto migliore dove pregare e portare avanti iniziative. Nessuno di noi pensa ad un’unica grande moschea, ma di avere un riconoscimento legislativo importante”.

“Ecco il primo passo verso la costruzione della prima moschea ufficiale cittadina. Merola non c’era riuscito quando era assessore e ora ci riprova da sindaco”, ha subito attaccato Borgonzoni. La sottosegretaria ha poi promesso che “impugneremo la permuta e controlleremo, come fatto in passato, la regolarità di tutti i passaggi, visto che nel precedente tentativo, proprio per la faciloneria e approssimazione dello stesso Merola, riuscimmo a fermare il progetto”. “Si preoccupi dei problemi reali dei bolognesi – ha poi aggiunto – e non cerchi di raggranellare un paio di voti della comunità islamica, nel disperato tentativo di non perdere la Regione”.

“Quanto ai problemi reali dei bolognesi – ha risposto Merola – dico che a Bologna ci sono dei cittadini di fede musulmana che lavorano qui in regola, pagano i contributi e, spesso, hanno anche la cittadinanza italiana. A loro come a tutti gli altri, è dovuto il rispetto del loro credo religioso garantito dalla Costituzione, dalle nostre leggi e dal buon senso”. “Serve reagire, in nome dell’eguaglianza e della libertà – ha aggiunto il primo cittadino – prendere la parola contro chi vuole colpire i diritti umani“. “Bologna è in Europa e ci resterà, malgrado l’odio che semina di continuo la Lega”, ha concluso Merola.