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Marco Paolini, dopo l’incidente mortale costato la vita a una donna: “E’ devastato, non riesce neppure a parlare”

"Per uno come lui, che ha speso l’intera carriera a sensibilizzare gli altri alla “responsabilità dell’adulto”, questa è una tragedia impossibile da superare”, ha raccontato al Corriere della Sera Federico Bonsembiante, storico produttore di Paolini e con la Jolefilm di molti film di Andrea Segre

A seguito del tragico incidente avvenuto martedì 17 luglio, tutti gli spettacoli teatrali previsti in questi giorni sono annullati”. Dal sito della Jolefilm srl, storica casa di produzione di Marco Paolini, è apparsa una semplice riga. Nessun comunicato ufficiale, almeno per ora. Il 62enne attore bellunese è sconvolto. Non parla con nessuno.

Due giorni dopo l’incidente avvenuto sull’A4, la signora Alessandra Lighezzolo è stata dichiarata cerebralmente morta. La donna viaggiava su una 500 quando la Volvo guidata da Marco Paolini l’ha tamponata scaraventando e ribaltando la Fiat con la Lighezzolo e un’amica a bordo sulla corsia della carreggiata opposta. Fin dal primo momento ai soccorritori Paolini ha detto “È stata colpa mia”. Poi si è subito sottoposto all’etilometro (a cui è risultato negativo), infine ha consegnato immediatamente il telefonino alla polizia stradale per verificarne il possibile uso durante gli attimi dell’incidente (anche qui con esito negativo). Diverse fonti propendono per un colpo di tosse. Fastidio rilevato dagli spettatori che hanno assistito all’ultimo spettacolo a Verona che l’attore ha tenuto la sera precedente il mortale incidente.

Marco è devastato, non riesce neppure a parlare. Per uno come lui, che ha speso l’intera carriera a sensibilizzare gli altri alla “responsabilità dell’adulto”, questa è una tragedia impossibile da superare”, ha raccontato al Corriere della Sera Federico Bonsembiante, storico produttore di Paolini e con la Jolefilm di molti film di Andrea Segre. Anche la moglie dell’attore, Michela Signori, 47 anni, anche lei produttrice della Jolefilm, aveva provato a raggiungere la famiglia della donna 53enne nell’ospedale in cui era ricoverata prima di morire, ma non riuscendo a raggiungere i parenti della vittima prima di entrare avrebbe desistito.

Il figlio della Lighezzolo, Edoardo Meggiolaro, si era lamentato su Facebook sbottando: “Alla faccia che il signor Paolini è vicino a noi. E nessuno si è visto”. Frase di cui si sarebbe poi scusato per bocca di un amico, sempre come riportato dal Corriere, perché detta dopo aver saputo della morte della madre. Ora Paolini è indagato per omicidio stradale. E in molti sottolineano il destino beffardo per una persona umanamente vicina alle persone comuni, sempre attento a “responsabilizzare gli altri” e all’aver raccontato un mondo e un ritmo di vita lontani della frenesia della contemporaneità a partire dai primi spettacoli sui testi di Luigi Meneghello o i primi documentari su Mario Rigoni Stern. Paolini rimane uno dei pionieri, assieme a Marco Baliani, del cosiddetto “teatro di narrazione”, un teatro civile privo di fronzoli scenici e narrativi, incentrato sulla performance oratoria dell’attore in scena. Il più celebre lavoro di Paolini, quello che gli ha dato maggiore celebrità, anche televisiva, è stato Il racconto del Vajont (1994).