La7

Migranti, Gomez a Tajani: “Campi Libia? Inaccettabili e disumani. Bisogna evitare che accada ancora”

Confronto a In Onda (La7) tra Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it e Fq Millennium, e il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, sulla questione migranti. Gomez spiega: “Da circa due anni i nostri vanno in Libia con borse di soldi e pagano tribù locali e vari governanti. In questo modo, siamo riusciti a convertire gli scafisti in guardia costiera. Adesso con Salvini agli ex scafisti stiamo dando altri mezzi e la politica di Minniti, che era una politica di respingimenti non dichiarati, ora la facciamo più dichiaratamente. Diamo la zona SAR alla guardia costiera libica, che, a questo punto, non va più a salvare nessuno, ma semplicemente prende i gommoni e li riporta indietro”.

E aggiunge: “Il problema è che le condizioni nei campi di detenzione libici, come si era accorto anche Minniti, sono disumane. Grazie al cielo, siamo riusciti a mandare in alcuni campi l’Onu. E sarebbe auspicabile mandare anche le Ong, che paradossalmente sarebbero molto più utili lì che non dentro il Mediterraneo, dove il salvataggio può essere affidato ad altre navi, in modo da migliorare le condizioni di detenzione. In più – continua – ci si aspetterebbe che l’Europa prendesse Macron per le orecchie e gli ricordasse che Stati vicini alla Libia, come il Ciad, il Niger, il Mali, sono ancora sotto una fortissima influenza della Francia, al punto che in Niger, per esempio, ci sono i militari francesi. Quindi, Macron, d’accordo con la Ue, finalmente potrebbe cominciare a collaborare in quei Paesi, dove è possibile realizzare hotspot”. “Non vedo quale sia la tua proposta”, commenta Tajani. “La mia proposta è umanitaria – replica Gomez – dobbiamo andare assolutamente nei campi per evitare che accada quello che succede ancora, perché ciò che accade in Libia è inaccettabile. Attualmente l’Onu è riuscita a controllare 20 su 34 campi. E a poco a poco, facendo gli accordi con le realtà locali, possiamo migliorare quelle condizioni, perché altrimenti non siamo uomini”