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Carlo Benetton morto, era il più giovane dei quattro fratelli fondatori del marchio d’abbigliamento

Si occupava degli aspetti legati alla produzione. Fu protagonista, con la famiglia, del successo dell'azienda. Negli ultimi giorni la sua salute era peggiorata in modo repentino

È morto a 74 anni Carlo Benetton, il più giovane dei fratelli che negli anni Sessanta fondarono l’omonimo marchio d’abbigliamento. L’imprenditore è deceduto nella notte nella sua casa di Treviso in seguito a una malattia che l’aveva colpito pochi mesi fa: nelle ultime settimane le sue condizioni si erano aggravate rapidamente.

Nato nel 1943 a Morgano, nel Trevigiano, assieme ai fratelli Luciano, Giuliana e Gilberto, aveva trasformato il piccolo laboratorio di maglieria a conduzione familiare di Ponzano Veneto in un brand internazionale. Il successo arrivò grazie ai maglioni di lana colorati, che divennero subito l’emblema della “United Colors of Benetton”. Oltre che con i suoi prodotti, il gruppo Benetton ha conquistato grande notorietà a partire dagli anni Ottanta anche per le sue campagne pubblicitarie “shock” curate dal fotografo Oliviero Toscani. Scatti che hanno fatto scalpore e che hanno progressivamente messo in secondo piano i capi d’abbigliamento per lasciare spazio ai messaggi che l’azienda voleva trasmettere, quali l’impegno contro il razzismo e la lotta all’Aids. Lo stesso marchio “United Colors of Benetton” fa riferimento a proprio a uno slogan pubblicitario del 1989: “Tutti i colori del mondo”.

Carlo Benetton si occupava degli aspetti legati alla produzione, in particolare gestiva le vaste tenute in Argentina del gruppo e curava l’approvvigionamento delle materie prime. Oltre all’impegno nel settore tessile, l’imprenditore aveva rilevato la società agricola Maccarese, nel Lazio, nell’ambito delle acquisizioni effettuate dalla sua famiglia in seguito alle privatizzazioni del patrimonio pubblico. Proprio a Maccarese, il 12 febbraio scorso, aveva fatto una delle sue ultime uscite pubbliche, in occasione dell’inaugurazione della Centrale del Latte, con la consegna dei locali all’Associazione italiana allevatori. Era stato nominato Cavaliere del lavoro nel 2002, aveva poi ricevuto la Legion d’Onore nel 2011 e, due anni più tardi, la Stella al Merito sportivo. Lascia quattro figli, tra i quali Cristian, già presente nella holding familiare Edizione.