Società

Dispersione scolastica, non tutti i ragazzi vogliono studiare. Se non lo capiremo continueremo a perderli

di Giovanna Borrello, Armida Filippelli e Francesco Pastore

Purtroppo l’abbandono scolastico prima dell’obbligo è un grande problema nel Paese e, in particolare a Napoli e nel Mezzogiorno. Sul tema siamo tornati già in alcuni editoriali precedenti. Finché l’abbandono resta così alto, la disoccupazione, la povertà e anche la criminalità saranno sempre di casa. Pur essendo un problema così importante se ne parla troppo poco sia nella letteratura che nei media. Speriamo con questo articolo di sollecitare una riflessione, ma anche concreti interventi di policy.

Quando si candidò a sindaco di Napoli nel 1994, Antonio Bassolino indicò nella lotta all’abbandono scolastico il problema dei problemi e il centro del suo programma politico. Sembra un secolo fa ma l’abbandono è ancora in gran parte là. Eppure, durante la consiliatura di Bassolino ci fu il progetto Chance, il più importante tentativo di capire le ragioni profonde del fenomeno e le sue conseguenze. Ancora oggi la metodologia dei Maestri di strada è uno strumento per affrontare i problemi degli adolescenti, conosciuta in tutta Europa. Poi ci furono i Nidi di mamma, per agire sulla prevenzione. Si sono fatti tanti seminari, convegni internazionali, gemellaggi con università straniere. Purtroppo, occorrono ancora tanti investimenti e buona volontà da parte di tutti, anche politica.

Come spesso accade, quando una battaglia è troppo lunga, pian piano si è perso di vista l’obiettivo che, invece, dovrebbe essere sempre al primo posto. Comunque le statistiche dimostrano che un po’ di passi avanti sono stati fatti anche se l’obiettivo di scendere sotto il 10% indicato in Europa 2020 non è stato ancora raggiunto. Occorre qualcosa in più. La legge punta molto sulla repressione con un paternalismo un po’ autoritario e poco benevolo. Purtroppo, non ci sono sanzioni efficaci. Se l’alunno salta le lezioni alla scuola elementare, la responsabilità ricadrà sui genitori che rischiano anche un’ammenda salata (fino a 10mila €) ma che non morde molto, poiché molti dei genitori che dovrebbero subirla sono nullatenenti. Se l’alunno salta la scuola media o il liceo, i genitori non ne rispondono più. Non esistono norme penali che sanzionino le violazioni previste per le classi superiori alle elementari.

Forse bisogna dare anche sostegno, oltre che ammende esemplari. La carota non si mangia senza bastone, ma il bastone non basta da solo senza carota. In un editoriale precedente uno di noi ha proposto di dare una borsa di studio di €100 collegata alla frequenza per i bambini a rischio, la cui famiglia ha un reddito al di sotto di un certo minimo. Una carotina potrebbe funzionare. Si potrebbe anche collegare la percezione di un Rei rafforzato in termini monetari alla frequenza scolastica dei figli nell’età dell’obbligo. Le scuole devono poi essere aperte al territorio tutti i giorni fino a sera.

Inoltre, la scuola dovrebbe sviluppare le abilità lavorative dei giovani fin da piccoli. La maggioranza dei giovani vuole studiare, ma altri vogliono imparare un mestiere e guadagnare il prima possibile. Se non diamo una risposta concreta anche al secondo gruppo, finiscono per abbandonare. Il sistema duale tedesco può essere una risposta e lo è stato di sicuro in Germania, dove l’abbandono è ridotto ai minimi termini. L’apprendistato scolastico già da una età abbastanza giovane può essere una risposta ma va fatto bene, con lavoro in azienda, formazione in aula con programmi adeguati e un reddito anche piccolo per chi vi partecipa.

Il sistema duale tedesco ha i suoi limiti, che non vogliamo di certo importare, ma ha anche i suoi pregi. Un pregio è saper dare risposte che noi non riusciamo a dare agli ultimi, a quelli che non vogliono studiare nel modo tradizionale e che spesso hanno un’urgenza economica familiare impellente che toglie loro la serenità che lo studio richiede. A costoro dobbiamo offrire qualcosa di diverso. Dobbiamo dare una risposta alla loro domanda di capacità lavorativa.

Diversi progetti pilota finanziati con il Fondo sociale europeo hanno dimostrato che con le botteghe del fare (o qualcosa del genere) le scuole riuscivano a riportare alcuni di quelli che abbandonavano a scuola, anche alla primaria. La verticalità è importante: se garantisco un contratto di apprendistato alle superiori, magari vale la pena fare la media di primo grado e anche e le elementari.

Il sistema regionale può dare un contributo importante per far fare esperienze laboratoriali, anche rivitalizzando botteghe di mestieri antichi e preziosi, che hanno reso Napoli una grande capitale nel passato (ceramisti, ottonari, restauratori di mobili, sarti, pellettieri, calzolai, intagliatori di pietre dure etc etc).