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Thailandia, primo tratto della grotta asciutto. Soccorritori cercano cunicolo alternativo per far uscire i ragazzini

Continua la corsa contro il tempo per portare fuori dalla grotta i baby calciatori e il loro allenatore "prigionieri" Tham Luang. Prevista ancora pioggia

Ci vogliono 11 ore per compiere il tragitto di andata e ritorno tra l’entrata della grotta Tham Luang e il punto dove i 12 giovani calciatori e il loro allenatore sono bloccati da ormai dodici giorni. Lo hanno rivelato alcuni soccorritori che hanno percorso avanti e indietro i quattro tortuosi chilometri di distanza, parte dei quali ancora sommersi. In particolare, mentre il primo tratto consente ormai di camminare con i piedi nell’acqua, l’ultimo chilometro abbondante tra la terza base intermedia – che funge da area di sosta e di rifornimento per i soccorsi – e i ragazzi, viene percorso in circa tre ore. È improbabile che l’intero percorso venga liberato dall’acqua prima del weekend, quando sono previste nuove piogge. Anche per questo, all’esterno della grotta altre squadre di soccorritori continuano a perlustrare la giungla sulle pendici della montagna, nella speranza di individuare un’entrata alternativa dalla quale possano essere fatti uscire i ragazzi.

Il piano A rimane quello di estrarre più acqua possibile dalla grotta, in modo da scongiurare gli enormi rischi di una prolungata immersione per ragazzi debilitati che non sanno nemmeno nuotare. I soccorritori sono però preoccupati per il previsto ritorno delle piogge, che potrebbero tornare ad allagare le cavità ora asciugate dall’azione delle pompe e dalle deviazioni ad alcuni ruscelli che alimentano il flusso d’acqua nella grotta. “La cosa che ci preoccupa di più è il tempo: se piove ancora i nostri sforzi potrebbero essere bloccati come è successo in precedenza”, ha detto Narongsak Osottanakorn, comandante della missione di recupero, che ha spiegato che sta aspettando “una valutazione da parte dell’ufficio di meteorologia ed una sullo stato fisico dei ragazzi”, da parte dell’unità di Seal che li ha raggiunti, e li sta addestrando ad utilizzare le maschere da sub. “Se queste valutazioni determineranno che c’è un 90% di possibilità ed un 10% di rischio, allora ci metteremo in azione”, ha detto riferendosi all’operazione di salvataggio. La squadra dei Seal che è con i ragazzi, che non sanno nuotare, dovrà accompagnarli passo passo lungo i cunicoli, alcuni dei quali sommersi, attraversati, non senza difficoltà, dai soccoritori per raggiungerli.