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Olimpiadi 2026, Torino presenta il suo dossier low cost: recupero impianti 2006, rigenerazione urbana e link con le Valli

Il documento di 177 pagine redatto dall’architetto Alberto Sasso su incarico dell’Unione montana e modificato seguendo gli indirizzi dei consiglieri comunali M5s punta sulla sostenibilità economica e ambientale Appendino e spera di poter convincere anche le tre consigliere M5s che lunedì hanno contestato pubblicamente la candidatura. Secondo le stime, l’organizzazione costerà circa 1,178 miliardi di euro (di cui 800 milioni a carico del Cio e il resto dagli sponsor)

Ha 177 pagine il dossier di candidatura alle Olimpiadi invernali che Torino e le sue valli hanno inviato ieri al Coni. È un documento molto articolato quello realizzato dall’architetto Alberto Sasso su incarico dell’Unione montana e modificato seguendo gli indirizzi dei consiglieri comunali M5s di Torino dopo il duro confronto con la sindaca Chiara Appendino della scorsa settimana. Si parte dall’eredità di dodici anni fa, quella dei Giochi invernali del 2006, che alcuni – anche all’interno del M5s – mettono in discussione in modo radicale: “L’esperienza vissuta come evento e come successiva eredità olimpica è, di per se stesso, elemento fondamentale per generare il doveroso interesse ad una nuova candidatura dei giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2026 che possa migliorare l’eredità passata e valorizzarne quanto ricevuto”, si legge nel dossier. Quindi si parte dal recupero di quegli impianti e su questo si innesta l’opera di “grande rigenerazione urbana”, senza grandi cantieri e con tempi di lavorazione ridotti.

Torino fa leva sugli impianti esistenti che possono essere recuperati più facilmente, ma anche sulla geografia: “Il progetto è nato in modo corale fra Città di Torino e valli olimpiche”, ha affermato la sindaca, affiancata stamattina dal primo cittadino di Sestriere, Valter Marin. Nel dossier si ricorda che “Torino e le venues montane sono vicine e accessibili con tempi di percorrenza diretti di circa 1h15’”, mentre la distanza dei villaggi olimpici e dei siti delle gare è percorribile con “tempi di viaggio inferiori ai 25 minuti riducendo lo stress e massimizzando la concentrazione e la prestazione degli atleti”. Anche il capitolo sull’ospitalità ha alcuni aspetti innovativi come la “residenzialità diffusa ma strutturata” con il ripristino di alloggi sfitti o sottoutilizzati, così da ridurre i costi e aver più possibilità di riutilizzo dopo i giochi.

Secondo le stime del dossier, l’organizzazione costerà circa 1,178 miliardi di euro (di cui 800 milioni a carico del Cio e il resto dagli sponsor). Ci sono poi 959 milioni di euro di costi per il “revamping” (rinnovo) di impianti, infrastrutture, villaggi olimpici e per i media, spese a carico dello Stato (650 milioni circa) e, in parte ridotta, degli sponsor. “Non sono molte le città che possono prevedere un costo contenuto – ha detto Appendino -. Non prevediamo debito, né sforamento del budget”.

In città verranno riutilizzati i palazzetti del ghiaccio costruiti o ristrutturati in vista del 2006 (anche se alcune gare potranno essere disputate negli impianti a Pinerolo e Torre Pellice), si creerà un villaggio olimpico nuovo lì dove sorge lo stabilimento della ThyssenKrupp e sono previsti tre villaggi per i media (uno già utilizzato per la precedente edizione, uno nel palazzo Rai vicino alla stazione Porta Susa, ora abbandonato, e uno da creare nell’ex fabbrica Manifattura Tabacchi). Nelle località sciistiche si procederà soprattutto a una risistemazione delle piste, degli impianti di innevamento e di risalita. Il lavoro più delicato, invece, è quello sugli impianti più contestati dell’edizione 2006, cattedrali nel deserto costate molto e poi presto cadute in disuso. Si tratta dei trampolini per le gare di salto a Pragelato, che verranno ristrutturati e poi smantellati in vista della “rinaturalizzazione dell’area”, lasciando i tre “trampolini scuola”, tuttora in uso. Per quanto riguarda invece la pista di bob a Cesana, costata ben 110 milioni di euro e parzialmente smantellata dopo la sua realizzazione, dovrebbe essere ristrutturata per il 2026, utilizzata per altri tre anni e poi demolita in vista del ripristino dell’ambiente naturale.

Puntando sulla sostenibilità economica e ambientale Appendino spera di poter convincere anche le tre consigliere M5s che lunedì hanno contestato pubblicamente la candidatura. La sindaca ha smentito di aver mai chiesto epurazioni ed espulsioni. Restano invece le divergenze con Giuseppe Sala, primo cittadino di Milano, che ieri ha ricordato la sua proposta per un’alleanza tra le due città bloccata “da parte del sistema torinese”: “Oggi un dossier Torino-Milano non esiste – ha detto la sindaca -. È una chiacchiera che esiste soltanto sui giornali”. Dal canto suo Marin ha precisato che “non ci sono stati incontri con la città di Milano e la Regione Lombardia” e i sindaci delle località sciistiche di Torino, smentendo alcune voci sulla possibile candidatura del capoluogo lombardo con queste ultime. Stamattina, invece, Sala ha attribuito la possibilità di un’alleanza Torino-Milano al governo: “Potrà fare un tentativo di mettere insieme più candidature, ma poi realisticamente si andrà su una candidatura secca”.