Scienza

Giulia Grillo, ho conosciuto il ministro della Salute e abbiamo parlato di medicina integrata

Nel 2015 partecipai a un convegno organizzato presso la Camera dei Deputati centrato su alimentazione, salute e ambiente. Mi diverte condividere l’aneddoto di come ci arrivai: ero stata invitata tramite una mail alla quale inizialmente non risposi, credendo impossibile che la Camera dei Deputati mi inviasse un invito e quindi spostando la mail nello spam. All’ennesima sollecitazione, mi convinsi che mi stessero effettivamente invitando alla Camera a portare il mio contributo di medico integrato.

L’evento era organizzato dai deputati del Movimento 5 stelle, facenti parte dell’allora opposizione. Ciò che mi colpì era il fatto che il deputato che mi aveva contattato mi confidò di avere frequentato, senza comunicazioni formali, uno dei miei corsi di Anatomia della guarigione che periodicamente tengo anche a Roma, per valutare di persona il mio lavoro. Apprezzai questa modalità, perché oltretutto io stessa sono solita frequentare corsi facendo in modo di passare il più possibile inosservata, proprio per fruire liberamente dell’esperienza.

L’altro elemento che mi piacque era la richiesta di portare le mie competenze in tema di nuovo paradigma medico, relativamente alla rivoluzione che le acquisizioni neuroscientifiche sulle emozioni avevano portato in medicina e psicoterapia. Oltretutto, con la raccomandazione di sentirmi libera di portare tutti i dati che ritenevo utili, compresi i dati “politicamente scomodi” che riguardano l’abbattimento della spesa sanitaria che in Paesi come il Canada l’implementazione di interventi diagnostico-terapeutici sui fattori emotivi in tutti i reparti ospedalieri e nei Pronto soccorsi ha prodotto. Tema scomodo, visto che in Italia ancora langue l’adeguamento – che la stessa Oms domanda per tutti gli Stati membri (entro il 2021) – alla richiesta di creare nelle aziende sanitarie pubbliche unità di medicina integrata, comprendenti anche le cosiddette medicine tradizionali come la medicina cinese e interventi corporei come yoga, osteopatia e così via.

Queste medicine e questi interventi sono accomunati dal trattare la persona come un essere multidimensionale e considerare il ruolo del fattore biografico, soprattutto emotivo, come centrale nella salute e nella malattia. A fronte di alcune eccellenze nell’istituzione – come ad esempio l’ospedale di Pitigliano in Toscana (nota anche per l’agopuntura e le pratiche omeopatiche) o l’unità di Psiconcologia diretta dal professor Gioacchino Pagliaro dell’ospedale di Bellaria a Bologna o di centri privati come ad esempio il Villaggio globale, sempre in Toscana del dottor Nitamo Federico Montecucco e lo stesso centro di trattamenti integrati Efp group che dirigo a Milano -, tuttavia, negli atenei e nelle aziende sanitarie ancora il paradigma integrato in medicina e psicoterapia fatica ad affermarsi.

Eppure la realtà canadese del Centre for emotions and health della Clinica universitaria queen Elizabeth collegata alla Dalhousie University diretta dal professor Allan Abbass (medico d’urgenza e psichiatra con il quale mi sono formata) vanta decenni di studi scientifici che hanno validato l’efficacia dell’intervento sui fattori emotivi in tutti i campi medici con la Istdp (Psicoterapia intensiva dinamica a breve termine) con studi che dimostrano il netto abbattimento della spesa sanitaria, del numero di visite, del ricorso a farmaci e dei giorni di assenza lavorativa quando si integra all’atto medico l’intervento emotivo.

Quando ricevetti l’invito, dunque, poco mi importava da quale forza politica provenisse. Era troppo importante per me dare voce a questi dati e farlo nel luogo dove si dovrebbero davvero poter cambiare le cose dall’alto. Non conoscevo direttamente nessuno dei giovani deputati M5s che mi avevano invitata, ma rimasi sorpresa dalla professionalità e anche dalla preparazione tecnica che possedevano. Fu in quell’occasione che conobbi anche Giulia Grillo, che ora ritrovo ministro della Salute.

Ebbe inizio tra noi uno scambio a più riprese da medici e anche da donne, accomunate dalla passione per la nostra professione e dall’interesse verso un approccio medico integrato serio e scientificamente validato.  Professioniste accomunate dall’attenzione per una medicina interdisciplinare che non si vuole contrapporre a quella ufficiale ma che, anzi, sappia integrare la farmacologia, la chirurgia e qualsiasi terapia convenzionale con tutti gli interventi riconosciuti da Oms nell’ottica del benessere emotivo e somatico: “La medicina del futuro deve essere dunque medicina dell’anima, senza perdere la sua scientificità”, come ebbe modo di dire il compianto Umberto Veronesi.

Ed è per questo che ho desiderato scrivere questo post, a supporto della donna e del medico, più che della politica, e per aggiungere un ulteriore contributo a ciò a cui tengo di più, un paradigma medico integrato per nuovi medici e nuovi pazienti, man mano più orientati a difendere la salute per non dover poi curare la malattia.