Politica

Migranti, Salvini in Libia: “Hotspot nel sud del Paese”. Vicepremier di Tripoli: “Rifiutiamo categoricamente”

"Centri di accoglienza" da costruire nel sud del Paese e aiuti "tecnici ed economici" per mettere Tripoli nelle condizioni di controllare il flussi migratori. Si snoda attraverso queste due direttrici la proposta avanzata dal capo del Viminale al governo Sarraj. Il ministro dell'Interno è volato a Tripoli, dove ha incontrato l'omologo Abdulsalam Ashour e il vicepresidente del Consiglio presidenziale Ahmed Maitig

Centri di accoglienza” da costruire nel sud della Libia e aiuti “tecnici ed economici” per mettere Tripoli nelle condizioni di controllare il flussi migratori. Si snoda attraverso queste due direttrici la proposta avanza da Matteo Salvini al governo libico presieduto da Fayez Al Sarraj. Il ministro dell’Interno è volato questa mattina a Tripoli, dove ha incontrato l’omologo Abdulsalam Ashour e il vicepresidente del Consiglio presidenziale Ahmed Maitig.

Il capo del Viminale aveva anticipato la proposta via Twitter, poco dopo l’atterraggio nella capitale libica: “Hotspots dell’accoglienza in Italia? Sarebbe problema per noi e per la Libia stessa perché i flussi della morte non verrebbero interrotti. Noi abbiamo proposto centri di accoglienza posti ai confini a Sud della Libia per evitare che anche Tripoli diventi un imbuto, come Italia”. Poi l’ha ribadita durante l’incontro con il ministro dell’Interno Abdulsalam Ashour e durante la conferenza stampa congiunta con il vicepremier libico Ahmed Maitig.

“Alcuni Paesi europei, tra cui la Francia, hanno proposto che i centri di accoglienza venissero costruiti in Italia – ha detto Salvini ad Ashour, in un video postato dallo stesso ministro su Twitter – noi, insieme ad altri Paesi europei abbiamo proposto esattamente quello che diceva sua eccellenza (ha detto Salvini riferendosi al suo interlocutore, ndr), cioè degli hotspot, dei centri di accoglienza ai confini sud della Libia per evitare che Tripoli diventi un imbuto come l’Italia. E speriamo che la nostra idea abbia la maggioranza in Europa”.

“Giovedì a Bruxelles sosterremo di comune accordo che i centri di accoglienza e identificazione vanno costruiti a sud della Libia per aiutare a bloccare l’immigrazione che stiamo subendo entrambi”, ha annunciato quindi il capo del Viminale alcune ore più tardi annunciato parlando davanti alle telecamere al fianco del numero due del governo Al Sarraj. Che ha subito stoppato la proposta sui centri di identificazione: “Rifiutiamo categoricamente la presenza di qualsiasi campo per i migranti in Libia: non è consentito dalla legge libica”.

 

E’ probabile che la distanza tra le due posizioni sul tema dipenda dalla terminologia utilizzata e dalla possibile presenza di personale straniero all’interno dei costituendi “hotspot” o “centri di accoglienza”. Una soluzione suggerita dalle dichiarazioni affidate dallo stesso Maitig a La Repubblica: intervistato dal quotidiano capitolino alla vigilia della visita di Salvini, alla domanda ‘è possibile immaginare hotspot per i migranti in Libia?’, Maitig risponde: “Non è possibile, l’identificazione da parte di autorità straniere in Libia è contro la nostra legge. Per noi sono solo migranti illegali. Ma sono sicuro che con il nuovo governo italiano e con la Ue potremo lavorare su soluzioni più efficaci di quelle praticate finora”. Il problema nascerebbe, quindi, se la gestione dei centri venisse affidata a personale non libico, perché ciò costituirebbe una violazione palese della sovranità nazionale.

La trattativa è appena iniziata. La Libia, ha detto ancora Salvini, “rappresenta un’opportunità di sviluppo. Saremo vicini alle autorità libiche anche con i necessari supporti tecnici ed economici per garantire insieme la sicurezza nel Mediterraneo e rafforzare la cooperazione investigativa e più in generale la collaborazione in tema di sicurezza”. “La Libia – ha sottolineato Salvini – è un paese amico dell’Italia e il mio impegno sarà massimo per definire una più stretta collaborazione per contrastare l’immigrazione illegale, ma anche per realizzare iniziative comuni in materia economica e culturale“.

La materia economica, in particolare, è quella che più interessa alle parti: l’Italia chiede da tempo agli altro Paesi europei di finanziare con i 625 milioni che mancano il Fondo per l’Africa, con il quale pagare i programmi di collaborazione con il Paese nordafricano: “Occorre che l’Europa sostenga finanziariamente l’azione volta a garantire percorsi di immigrazione legale e opporsi a flussi senza controllo – ha specificato il ministro dell’Interno – l’unico modo per contrastare veramente gli interessi criminali degli scafisti ed evitare i viaggi della morte è impedire che i barconi prendano il largo”.

“L’Italia ci ha aiutato e lavora insieme a noi per portare stabilità nel Paese”, ha proseguito Maitig in riferimento agli aiuti economici e tecnici (tra cui 4 motovedette della Guardia costiera e l’assistenza tecnologica assicurata dai militari italiani nel porto di Tripoli ) accordati da Roma alla Libia con il memorandum firmato il 2 febbraio 2017 a Roma da Paolo Gentiloni e Fayez Al Sarraj. Noi chiediamo ai Paesi europei di seguire l’esempio italiano. Tanti Paesi europei hanno il proprio programma in partnership con la Libia, ma il programma deve essere libico e la partecipazione dei Paesi europei dovrà essere all’interno di questo programma: il solo canale sarà il governo libico”. Salvini, da parte sua, ha sostenuto che “solo le autorità libiche dovranno pattugliare le acque libiche e bloccare le navi delle ong che vogliono sostituire i governi aiutando l’immigrazione illegale”.

Il canale è avviato. “Nella prima metà di settembre – ha annunciato Maitig – terremo una conferenza sull’immigrazione illegale con la visione italiana e libica”. “Ci faremo promotori in sede europea di tenere questa conferenza in Libia, perché i problemi devono essere affrontati e risolti in Libia non in altre capitali europee”, ha aggiunto da parte sua il titolare del Viminale a ribadire l’importanza della questione della sovranità nazionale.