Politica

Ballottaggi 2018, Padellaro: “Salvini? È la febbre del Paese, la rispostaccia a chi c’era prima di lui”

Ballottaggi? Questo è il vento che tira. Non c’è nessuna sorpresa. Chi, dopo il primo turno, aveva annunciato una convalescenza del Pd non aveva capito che il problema ormai supera lo stesso Pd, che è in uno stato di immobilismo e di afonia”. Così l’ex direttore de Il Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro, commenta ai microfoni di Ecg Regione (Radio Cusano Campus) l’esito dei ballottaggi. “C’è un tema centrale” – continua – “e cioè l’immigrazione. La vittoria della Lega e del centrodestra è frutto del vento che soffia anche nelle città e che vuole che il problema dei cosiddetti ‘irregolari’ venga risolto. Questa è una cambiale in bianco firmata a Salvini. Vedremo come e se il leghista saprà rispondere. La cambiale gli italiani gliela rinnoveranno per parecchio tempo, lo stato di abbandono che ha causato questo problema si è protratto per troppi anni. Le persone, anche quelle che non sono leghiste e non simpatizzano Salvini, hanno visto cose e spettacoli inaccettabili”. E sottolinea: “Il voto a Salvini è una rispostaccia a quelli che c’erano prima di lui. In questo momento, dobbiamo cogliere e analizzare la collera, il rancore, il risentimento delle persone. In questo momento Salvini è una febbre alta che ha il Paese, ma la febbre lo sappiamo, è il sintomo. Il sintomo di una malattia. Vedremo come verrà curata”. Padellaro si sofferma poi sulla figura del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, stabilendo un parallelismo con Romano Prodi. E sul M5s osserva: “È indubbio che Salvini abbia occupato la scena, come è vero che i 5 Stelle si siano caricati di compiti molto meno propagandistici, ma molto più pesanti. Il Ministero del Lavoro di cui è titolare Di Maio deve risolvere centinaia di trattative sindacali, il compito di Salvini è più semplice, lui agisce sul campo degli annunci roboanti. Teniamo sempre presente questa disparità. Vedremo se Di Maio riuscirà a sciogliere queste tensioni sul lavoro, forse così inizierà anche il M5s ad incassare dei dividendi”. Il giornalista, infine, analizza lo stato del Pd: “Qui ci sono quasi sei milioni di italiani che il 4 marzo hanno dato ancora fiducia al Pd. Ma questi non sono voti permanenti, che restano lì qualunque cosa accada. Il Pd rischia davvero di disperdere il proprio popolo. Non so se ne rendano conto. I dati di Pisa e Siena, ad esempio, sono significativi. Non è che lì quelli del Pd hanno votato Lega, non sono andati a votare. Questo è il punto. La percentuale di astensione così alta è data soprattutto dalla mancanza degli elettori di centrosinistra“.