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Alessandro Narducci, parla un testimone: “L’investitore era al telefono. Quando è sceso dall’auto piangeva e urlava”

Roberto, residente nella palazzina al civico 11 del lungotevere Vittoria, ha raccontato al Messaggero gli istanti dopo il terribile incidente che è costato la vita allo chef 29enne e alla sua assistente 25enne. In procura attualmente non ci sono conferme sul fatto che l'automobilista fosse al telefono. Il pm Pietro Pollidori ha disposto l'autopsia sui corpi che è prevista per oggi

“Omicidio stradale”. La Procura di Roma, che indaga sulla morte dello chef stellato Alessandro Narducci e della sua amica e collega Giulia Puleio, ha iscritto nel suo registro il nome di Fabio F., il trentenne che era alla guida della Mercedes che nell’impatto frontale con lo scooter dei due giovani, di 29 e 25 anni, ne ha causato la morte. Ancora da chiarire i contorni dell’incidente. Tra le ipotesi anche quella che il giovane al volante si fosse distratto parlando al cellulare, come ha raccontato un testimone al Messaggero.

Una testimonianza drammatica, quella di Roberto, residente nella palazzina al civico 11 del lungotevere Vittoria: “Quel ragazzo che è sceso dalla Classe A era sconvolto, faceva avanti e indietro tra i due corpi, stringeva il telefonino, chiamava i soccorsi e urlava: ‘Sbrigatevi, non voglio avere due morti sulla coscienza, almeno lei salvatela’”. E ancora: “Piangeva, aveva un taglio sulla fronte, il sangue che gli colava sul viso e sporcava la camicia bianca. Ha preso le gambe della ragazza che era faccia in giù sull’asfalto, quasi al centro della carreggiata, le ha alza te sperando che fosse ancora viva. A un certo punto, disperato, ha detto: ‘Ero al telefonino, non mi sono accorto di niente’“. In procura attualmente non ci sono conferme sul fatto che l’automobilista fosse al telefono. Il pm Pietro Pollidori ha disposto l’autopsia sui corpi che è prevista per oggi.