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Sette italiani su 10 pronti a ospitare eventi in casa

Dal couch surfing alle cene, fino a mostre e concerti: la casa diventa una fonte di guadagno secondario, ma anche luogo in cui fare nuove conoscenze

Non solo viaggi condivisi in macchina o biciclette disponibili in qualsiasi punto della città, la nuova frontiera della sharing economy varca la soglia delle abitazioni private. Per molti italiani, infatti, il proprio appartamento non è più solo un luogo intimo ed esclusivo, ma anche un posto da condividere con persone sconosciute per serate all’insegna dell’imprevedibilità.

Una recente indagine di Immobiliare.it rivela che il 68,5% degli italiani si dice pronto ad aprire le porte della sua casa per un evento. Ma che tipo di evento? Non una semplice birra tra amici, ma mostre di artisti emergenti, concerti, presentazioni di libri e chef o ancora pranzi e cene. Il tutto in compagnia, come detto, di sconosciuti. Il motivo di questa apertura, per la maggior parte degli intervistati, è da ricondurre alla possibilità di accedere a una forma secondaria di guadagno.

Il couch surfing, ossia l’offerta del proprio divano a turisti di passaggio, è una delle opzioni preferite dagli oltre 5.000 intervistati. Seguono con poco distacco gli show di cucina e i cosiddetti secret concerts, ovvero esibizioni musicali riservatissime da ascoltare seduti sul pavimento del salotto oppure sul divano. Non tutti però vedono l’opzione di aprire le porte di casa come una fonte di guadagno: in molti (il 21,8% dei rispondenti) lo farebbero per condividere la loro passione per la musica o per l’arte senza bisogno di uscire. Soprattutto al Nord, poi, chi ospita lo fa perché mosso dal desiderio di espandere la propria rete di amicizie e conoscenze.

Porte aperte, ma non di tutte le stanze

Almeno una parte della casa deve rimanere off limits per il 57,9% degli intervistati: la maggior parte indica la camera da letto, altri la cameretta dei figli. Niente limitazioni, invece, per bagni e cucine. L’indagine infine smentisce chi pensa che le feste in casa siano motivo di litigi con il vicinato: solo il 10% di chi ha già organizzato eventi di questo tipo ha sperimentato problemi, per tutti gli altri è sempre filato tutto liscio.