Cronaca

Autostrade, “Tutor spenti dopo sentenza che ha dato ragione a un imprenditore sulla paternità del brevetto”

Il funzionamento dei 'varchi' sulla rete autostradale è in via di sospensione in attesa della definizione del contenzioso. Ad aprile la Corte d'Appello di Roma avevano dato ragione alla società Craft, che rivendica la paternità del dispositivo. Autostrade aveva annunciato il ricorso in Cassazione. Asaps: "Inciderà sulla sicurezza stradale. Speriamo in buon senso automobilisti"

I Tutor verranno spenti, tutti. In pochissimo tempo. Dopo la sentenza dello scorso 10 aprile con cui i giudici della Corte d’Appello di Roma hanno dato torto ad Autostrade per l’Italia e ragione a Craft, l’azienda che ne rivendica i diritti sul brevetto,  il funzionamento dei ‘varchi’ sulla rete autostradale è in via di sospensione in attesa della definizione del contenzioso. La notizia è stata anticipata da Il Sole 24Ore. Una vicenda che non si sa se e quando verrà risolta definitivamente, ma che preoccupa alla vigilia dell’esodo estivo. “Ora rischia di spegnersi anche il livello della sicurezza stradale”, ha commentato l’Asaps-Associazione sostenitori Polstrada. “Dopo gli attacchi seriali al sistema del controllo della velocità con i vari misuratori come autovelox, telelaser e simili – commenta il presidente Giordano Biserni – anche questo provvedimento sicuramente inciderà sui risultati auspicati per la sicurezza sulle strade”.

La Craft, azienda high-tech della provincia di Firenze, combatteva dal 2006 contro il colosso Autostrade per farsi riconoscere la paternità del dispositivo. Si tratta di un sistema che nel 2017 ha permesso di rilevare oltre 500mila infrazioni, come risulta dai dati diffusi dalla Polstrada. I giudici hanno anche deciso che Autostrade non potrà fabbricare, commercializzare e utilizzare il sistema. Nessun risarcimento per l’azienda fiorentina, che aveva avanzato una richiesta di 7,5 miliardi di euro.

“Auspichiamo che prevalga il buon senso fra gli automobilisti per evitare che le autostrade tornino a vedere il costante incremento della velocità e il prevalere dell’arbitrio di quanti sono alla guida di vetture potenti”, aggiunge Biserni, che ricorda inoltre come nell’ultimo fine settimana “si sono contate 27 vittime sulle strade (record del 2018) sulla base dei soli rilievi di Polstrada e carabinieri, ai quali si dovranno poi aggiungere i dati dei rilievi delle polizie municipali”. Per l’Asaps la situazione è “assolutamente preoccupante” in vista dei prossimi esodi estivi: “Tutor fermi, etilometri in quantitativo ridotto per revisione – conclude Biserni – L’esercito della sicurezza è sempre più disarmato, ma la sicurezza stradale, in particolare in questa fase, non sembra interessi più a nessuno, mentre aumenta il numero dei lenzuoli bianchi sull’asfalto”.

La storia dei Tutor che ha portato prima alla guerra legale e poi allo spegnimento inizia di fatto nel 1999. È in quell’anno che Romolo Donnini, titolare della Craft, inventa e brevetta un “sistema di sorveglianza e controllo del traffico su strade e autostrade”, depositato con il numero 013.10318. Si tratta di un dispositivo capace di leggere le targhe posteriori di tutti i tipi di veicoli grazie a due postazioni a distanza collegate con un elaboratore centrale che calcola i tempi di percorrenza e rileva le violazioni dei limiti di velocità. Un marchingegno dal potenziale enorme per chi gestisce migliaia di chilometri di strade ad alta velocità di percorrenza. Ma quando Donnini mostra il suo sistema ad Autostrade, la società si mostra poco interessata.

Donnini, secondo la sua ricostruzione riportata allora dal Corriere della Sera, trova invece l’interesse della Polizia stradale a cui manda il brevetto. Da quel giorno, per anni, non riceve più risposta, “Poi nel 2004 – raccontava l’imprenditore – Polizia stradale e Autostrade annunciano di aver inventato e brevettato un rivoluzionario sistema di rilevamento della velocità media per il controllo dei veicoli”. Si tratta, secondo Donnini, di una “pedissequa copiatura” della sua invenzione, “camuffata con la specificazione di una componente secondaria”. Ma la vicenda non è per niente finta perché Autostrade ha già annunciato di voler impugnare la sentenza in Cassazione.