Mafie

Camorra, la confessione in aula dell’ex sindaco di Casapesenna: “Pagai i Casalesi”

Fortunato Zagaria è imputato con il boss Michele Zagaria, capoclan dei Casalesi, per violenza privata con l’aggravante mafiosa commesso ai danni dell’altro ex primo cittadino. E deve rispondere anche di concorso esterno in camorra. "Diedi 2000 euro al clan, mi minacciavano dicendo di sapere dove andavano i miei figlia a scuola. Non ho mai denunciato", ha detto davanti ai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere

“Pagai 2000 euro al clan”. Lo ha confessato in aula, l’ex sindaco di Casapesenna Fortunato Zagaria, imputato con il boss Michele Zagaria, capoclan dei Casalesi, che nel paesino del Casertano ha sempre risieduto con fratelli e sorelle trascorrendovi parte della sua lunga latitanza e venendo stanato proprio lì, nel bunker realizzato in via Mascagni a casa di una famiglia di fiancheggiatori, il 7 dicembre 2011. Un anno prima, ha spiegato l’ex primo cittadino davanti ai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, “quando ero sindaco di Casapesenna, diedi seguito ad una richiesta estorsiva del clan e pagai duemila euro”.

I due Zagaria rispondono del reato di violenza privata con l’aggravante mafiosa commesso ai danni dell’altro ex primo cittadino, costituitosi parte civile, Giovanni Zara, in carica per dieci mesi tra l’aprile 2008 e il febbraio 2009, e mandato a casa dalla sua stessa maggioranza. Secondo il pm antimafia della procura di Napoli, Maurizio Giordano, Zara finì in minoranza proprio perché si opponeva apertamente ai condizionamenti del clan, allora molto forte perché il boss era latitante e si nascondeva a Casapesenna.

“Pagai quei soldi attraverso il barbiere”, ha spiegato il sindaco, riferendosi al negozio dove si recava tutte le mattine, e dove il clan gli faceva recapitare pizzini con le minacce. In uno dei messaggi, ha raccontato Zagaria alla corte, c’era scritto “sappiamo dove i tuoi figli vanno a scuola”. In un altro, invece, “ti bruceremo la villa di Baia Verde”, che “era poi quella di mio fratello”, ha precisato. L’ex primo cittadino, che nel processo risponde anche di concorso esterno in camorra, ha spiegato di “non aver mai denunciato all’autorità giudiziaria né questo episodio né altre minacce” pervenutegli dal clan mentre era in carica. “Avrei potuto cavalcare questa cosa come altri politici – ha proseguito – ma non l’ho fatto”.

L’ex amministratore, che in totale ha governato a Casapesenna dal 1998 al 2008 e dal 2009 al 2010, quando fu arrestato proprio in seguito alla denuncia di Zara, ha poi negato di aver incontrato Michele Zagaria, che si è rifiutato di rispondere alle domande in aula. Dei faccia a faccia tra i due hanno invece parlato vari pentiti, tra cui l’ex vivandiere del boss, Generoso Restina. “Non l’ho mai visto – ha detto l’ex sindaco – tranne nel 1997 quando era ai domiciliari, nel senso che mi recai a casa di mia zia e lo vidi da lontano a casa sua”.

L’ex primo cittadino, che verrà ascoltato ancora il prossimo 12 giugno, ha negato inoltre di aver incontrato anche i fratelli del boss. Un’annotazione delle forze dell’ordine parla però di un incontro tra l’ex sindaco e Carmine Zagaria, fratello di Michele: “Non è vero, quell’annotazione io e miei legali l’abbiamo chiesta ma non è mai uscita. Potrei averlo salutato, ma non ricordo”.