Diritti

Molestie, carabiniere denunciò superiore (poi condannato). Lo racconta in tv: Arma apre procedimento disciplinare su di lei

Lo scorso 10 marzo, la carabiniere scelta Angela Aparecida Rizzo ha raccontato la sua vicenda a Presa Diretta. Secondo l'Arma, come riporta il sito GrNet.it, si rileva la "lesione del prestigio istituzionale" perché la donna ha parlato senza autorizzazione e ha detto di "avere avuto paura che succedesse qualcosa di più grave". Il maresciallo da lei accusato è stato condannato in due gradi di giudizio ed è in attesa della Cassazione

Contegno del militare, comunicazioni dei militari, doveri attinenti al grado, senso di responsabilità. Le contestazioni sono formali, la sostanza invece è che lei ha raccontato in un’intervista non autorizzata le molestie, anche sessuali, subite da un suo superiore. Accuse confermate in primo secondo e grado.

Ma ora contro la donna, il carabiniere scelto Angela Aparecida Rizzo che all’epoca dei fatti denunciò il collega, l’Arma ha aperto un procedimento disciplinare. La notizia è stata data da GrNet.it, network che si occupa di informazione su sicurezza e difesa. Il sito spiega che la donna, assistita dagli avvocati Giorgio Carta e Maria Laura Perrone, deve difendersi entro 60 giorni dalle accuse.

L’intervista incriminata è stata rilasciata a Presa Diretta in onda su Rai3 il 10 marzo scorso. La militare ha raccontato della denuncia di molestie subite in caserma che portò il tribunale militare di Roma, il 17 gennaio 2016, a condannare in primo grado, a 9 mesi di reclusione e al risarcimento danni, il maresciallo, imputato di minacce ad inferiore. Poi il 12 dicembre 2017 la Corte militare di appello ha confermato la condanna. Ora il giudizio è pendente in Cassazione.

Nel corso dell’intervista, la giovane carabiniere ha esternato “il senso di solitudine ed abbandono sofferto nel corso della sua dolorosa vicenda” che peraltro era emerso nel corso dei due gradi di giudizio già conclusi. Nell’atto di contestazione degli addebiti alla militare, l’Arma rileva una possibile lesione del prestigio istituzionale nel passaggio in cui il carabiniere scelto afferma di “avere avuto paura che succedesse qualcosa di più grave. In un contesto come il nostro dovremmo tutelare, no? Con grande amarezza trovo invece che, ecco, anche nel mio caso, uno venga abbandonato”.

Secondo l’Arma, “i fatti sopra descritti – si legge nel documento di contestazione – potrebbero avere rilevanza disciplinare e costituire violazione delle seguenti norme: contegno del militare, comunicazioni dei militari, doveri attinenti al grado, senso di responsabilità“.