Elezioni Politiche 2018

Le elezioni dell’insicurezza, era tutto già scritto da vent’anni

Le ragioni dell’ondata che ha travolto il sistema politico italiano erano state previste sin dalla fine del secolo scorso, in libri molto noti. A rileggerli oggi, sembra che che manchino solo i dettagli: sui quali, in compenso siamo tutti anche troppo informati, al punto da discuterne sugli autobus, nei bar e sui social, in modalità che variano fra lo smarrimento e l’esultanza. La spiegazione più semplice si trova forse in Zygmunt Bauman, La solitudine del cittadino globale (Feltrinelli, 2000): dove ritrovo, anticipato, anche molto del mio Non c’è sicurezza senza libertà (Il Mulino, 2017). È già tutto lì: la Brexit, Trump, il nostro 4 marzo. E tutto ha a che fare con una cosa che si chiama (in)sicurezza.

Ma non la (in)sicurezza pubblica o nazionale, scoppiata dopo l’Undici settembre e l’intensificarsi dei flussi migratori: quella è un falso bersaglio. La (in)sicurezza sociale, semmai: di cui la prima è solo una maschera. Bauman racconta come già Bill Clinton dovesse le proprie fortune elettorali anche a strizzate d’occhio securitarie: come quando, da governatore dell’Arkansas, autorizzò l’esecuzione di ritardato mentale, Richy Ray Rector. E Tony Blair, il maggiore ispiratore di Matteo Renzi, che si unì all’invasione dell’Iraq, contribuendo a destabilizzare il Medio Oriente, a generare l’Isis e a moltiplicare i flussi migratori? E questi si dicevano ancora di sinistra; tutti quelli che li hanno seguiti hanno usato la stessa ricetta, distrarre il pubblico dal vero problema: l’insicurezza sociale.

Cito Bauman (La solitudine del cittadino globale, p. 58), con l’unica avvertenza che in Italia il fenomeno è esploso con i soliti vent’anni di ritardo. «Per farla breve, i governi non possono francamente promettere ai loro cittadini un’esistenza sicura e un futuro certo; ma possono per il momento alleviare almeno in parte l’ansia accumulata (approfittandone anche a fini elettorali) con l’esibire la loro energia e determinazione in una guerra  contro gli stranieri in cerca di lavoro e altri estranei penetrati senza invito nel giardino di casa, un tempo pulito e tranquillo […]  Agire in questo modo […] potrebbe compensare la sensazione avvilente di non sapere cosa fare».

I sondaggi post-voto confermano. Pochi di noi hanno avuto a che fare con criminalità o terrorismo; tutti, invece, ci confrontiamo con l’insicurezza, la precarietà del lavoro, l’informatizzazione che cancella i nostri impieghi, la concorrenza del lavoro a basso costo degli immigrati, le delocalizzazioni delle fabbriche nel selvaggio est. Così nel Nord, meno povero, ha vinto la Lega, promettendo rimpatri di immigrati. Nel Sud, più povero, hanno vinto i Cinque Stelle, promettendo il reddito di cittadinanza. Che dire? Almeno il M5S promette di combattere l’insicurezza vera, quella sociale. Mentre la Lega continua a prendersela con il bersaglio più comodo.