La fuga da film di Antonio Quitadamo, ritenuto uno dei capi del gruppo criminale foggiano attivo tra Mattinata e Vieste, era a un passo dal realizzarsi la notte di San Silvestro. Ma gli investigatori avevano ascoltato le sue conversazioni telefoniche nei mesi precedenti. Secondo la procura, dalla cella, con un cellulare, dava ordini all'estero e progettava un omicidio nell'istituto penitenziario
Il boss e il suo gregario avrebbero dovuto segare le sbarre delle finestre della cella con i ‘capelli d’angelo’ che avevano ricevuto nella sala colloqui due giorni prima. Poi il piano era dettagliato: una volta usciti dovevano raggiungere il tetto di un capannone interno al carcere di Foggia, da lì sarebbero poi saltati su un cestello collegato al braccio telescopico di una gru o di un carrello elevatore, posizionati al di là delle mura della struttura carceraria. E via, verso la libertà per festeggiare l’anno nuovo.
Gli inquirenti non intervengono subito, aspettano. E il 29 dicembre, quando il gruppo pensa che ormai il piano possa andare in porto, ecco il primo stop con il sequestro dei ‘capelli d’angelo’ durante una visita di uno degli arrestati al boss. Fili perfetti, ritenuti “tecnicamente idonei” dal personale specializzato della polizia penitenziaria di Bari per segare le sbarre. L’evasione, insomma, era davvero possibile.
Ma gli investigatori ascoltavano già tutto e oggi hanno arrestato Quitadamo e i suoi complici. Intercettazioni telefoniche e ambientali, che secondo l’ipotesi della procura hanno permesso di ricostruire anche altro. I due – assieme ad un altro detenuto – grazie al telefonino che avevano a loro disposizione in cella e a diverse schede sim che usavano e gettavano, avevano anche pianificato, assieme a una persona agli arresti domiciliari con il quale erano in contatto, di far entrare in carcere un’arma, indicata in modo criptico come una ‘cinta/cintura’, che doveva servire per uccidere un altro detenuto. E Quitadamo e Hdiouech trattavano con i referenti esterni anche il traffico di sostanze stupefacenti e la compravendita di armi clandestine.