Cronaca

Alassio, prete condannato per pedofilia in via definitiva. Ma tribunale ecclesiastico lo assolve: “Innocente, celebri messa”

Don Luciano Massaferro, sacerdote di Alassio ha scontato una condanna a 7 anni e 8 mesi per le molestie nei confronti di una chierichetta. Ma per la giustizia canonica è innocente: "Innocente, non costa che abbia commesso i delitti a lui ascritti". Il cardinale Bagnasco: "Ripristinata la verità"

Per la giustizia ordinaria è colpevole oltre ogni ragionevole dubbio e per questo ha già scontato 7 anni e 8 mesi di carcere. Per il tribunale ecclesiastico “deve essere completamente riabilitato in quanto non consta che abbia commesso i delitti a lui ascritti”. Così don Luciano Massaferro, sacerdote di Alassio condannato in via definitiva per pedofilia, potrà tornare a celebrare messa.

È quanto ha stabilito la sentenza del tribunale regionale ecclesiastico “dopo più di quattro anni di meticoloso e puntuale processo penale canonico” nei confronti del sacerdote arrestato nel 2009 e condannato in via definitiva per le molestie sessuali nei confronti di una chierichetta. Con la sentenza canonica di assoluzione devono cessare le pene cautelative imposte dal vescovo di Albenga-Imperia e il sacerdote può tornare a celebrare pubblicamente messa e i sacramenti della vita cristiana. Il vescovo diocesano di Albenga-Imperia, Guglielmo Borghetti, ha prospettato un suo reintegro graduale nel ministero pastorale e nella vita diocesana.

Di fronte alle due sentenze profondamente contrastanti, il cardinale e arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, ha commentato: “L’augurio è che ripristinata la verità, secondo le procedure previste giuridicamente, lui possa essere sereno in ciò che potrà fare come sacerdote nei limiti delle possibilità previste”.

“Mi risulta – ha aggiunto Bagnasco – che siano state fatte tutte le procedure previste canonicamente e giuridicamente per il reintegro, se si è arrivati a questa sentenza sicuramente ci sono ampie motivazioni, tornerà operativo secondo le modalità previste”. “Non ho sentito la famiglia coinvolta – ha concluso il cardinale – e non essendo un mio sacerdote non avuto contatti, spetta alla diocesi di Albenga-Imperia”.