Media & Regime

Editoria, Askanews in sciopero: “L’azienda non pagherà gli stipendi. Agenzia a rischio chiusura, il governo ci incontri”

Secondo la rappresentanza sindacale si tratta di "una mossa ingiustificata e tanto più pesante in quanto colpisce una redazione che da anni dimostra alto senso di responsabilità, tramite accordi di solidarietà, prepensionamenti e cassa integrazione". Appello a tutte le forze politiche e istituzioni perché "una voce importante dell’informazione primaria rischia di spegnersi"

Askanews, una voce importante dell’informazione primaria in Italia, rischia di spegnersi. Oltre 130 famiglie, tra giornalisti e poligrafici, subiscono il comportamento dell’azienda, controllata dall’azionista di riferimento Luigi Abete, che non garantisce il pagamento degli stipendi“. Lo scrivono i redattori di Askanews, che sono in sciopero dopo che l’amministratore delegato Daniele Pelli ha comunicato la decisione alla loro rappresentanza sindacale, il comitato di redazione (cdr).

“Una mossa ingiustificata e tanto più pesante in quanto colpisce una redazione che da anni dimostra alto senso di responsabilità, tramite accordi di solidarietà, prepensionamenti e cassa integrazione, che hanno consentito di traghettare l’agenzia nel corso di fasi molto difficili”, aveva ricordato il cdr giovedì, proclamando l’astensione dal lavoro. La redazione, si legge in una lettera aperta, “aspetta risposte dall’editore in primis, ma anche dal governo a cui ha rilanciato una richiesta di incontro e chiede alle forze politiche e alle istituzioni di prendere posizione su questa gravissima vicenda”.

“In piena campagna elettorale, con continui allarmi sulle fake news – prosegue la lettera -, la nostra agenzia, che da quasi 50 anni assicura un notiziario completo, credibile e indipendente, vede in bilico la sua sopravvivenza e lancia un appello al governo, alle forze politiche, alle istituzioni e alle parti sociali”. E ancora: “All’editore di quella che fu l’Asca (Agenzia della stampa cattolica associata) vogliamo ricordare l’appello fatto dal Papa a Genova agli imprenditori a non ‘confondersi con lo speculatore’ il quale ‘non ama la sua azienda, non ama i lavoratori, ma vede azienda e lavoratori solo come mezzi per fare profitto’. Vogliamo ancora credere che non sia così”.